È con profondo disappunto che leggiamo quanto afferma il Premier nella conferenza stampa a Palazzo Chigi del 16 aprile, nella quale sostiene che la mafia italiana, “pur essendo la sesta mafia al mondo è la più conosciuta” a causa del “supporto promozionale” fattole da film, serie tv e libri come le “otto serie della Piovra” o “Gomorra” di Roberto Saviano.
Non è necessario appellarsi allo scandalo per mostrare quanta cecità nascondano certe affermazioni. Il nostro Premier si dice fiducioso di sconfiggere entro la fine “della legislatura”, oltre al cancro, anche tutte le organizzazioni criminali.
Ma dal rapporto Sos impresa presentato il 27 gennaio 2010 dalla Confesercenti emerge un’altra realtà: la mafia italiana è ben lontana dal regredire, anzi, nel 2009 ha fatturato 135 miliardi di euro a fronte dei 90 miliardi fatturati nel 2007.
Secondo lo stesso Rapporto, lo scorso anno la “Mafia spa” ha rafforzato la propria posizione di prima azienda italiana, raggiungendo la soglia di quasi un reato al minuto a spese degli imprenditori. Si pensi che, solamente attraverso l’usura – cresciuta a causa della difficoltà di accesso al credito dovuta alla crisi – la mafia gestisce un giro d’affari di circa 20 miliardi di euro. Per non parlare del racket che rimane invariato solo a fronte di un drastico calo degli esercizi commerciali. Grande interesse riscuotono inoltre nelle organizzazioni mafiose l’edilizia e i centri commerciali, utili – questi ultimi – al riciclaggio del denaro sporco. C’è poi da tenere conto del settore del gioco, delle scommesse, delle frodi informatiche e, soprattutto, della contraffazione. Quest’ultimo in grado di muovere un giro d’affari pari a 7,8 miliardi di euro l’anno.
Se questa è la realtà dei fatti, ci viene difficile interpretare la tranquillità con cui il Premier asserisce certe parole, ma ancor più incomprensibile ci risulta la sua accusa di “supporto promozionale” alle mafie mossa a chi è costretto a vivere sotto scorta, senza la possibilità di sognare una vita normale, perché ha reso pubbliche le dinamiche delle organizzazioni criminali.
È ormai attestato che le mafie risentano della luce dei riflettori: esse desiderano il buio ed il silenzio, lo dimostra la cosiddetta pax mafiosa seguita alle stragi del ’92-93; godono del fatto che a conoscere le loro dinamiche d’azione siano solo pochi specialisti, consce degli ingenti danni economici che subiscono quando l’opinione pubblica è sollecitata su determinate tematiche.
In una società “dove la verità è sempre la versione dei potenti, dove viene declinata raramente e pronunciata come merce rara da barattare per qualche profitto; dove tagliare cadaveri e spargerne i pezzi è il miglior modo per rendere indelebile un messaggio, conoscere non è più una traccia di impegno morale. Sapere, capire diviene una necessità. L’unica possibilità che si ha, per considerarsi ancora uomini degni di respirare”.
Spetta, quindi, proprio all’informazione e alla partecipazione democratica avere un ruolo fondamentale nella lotta alle mafie. Attraverso di essa, infatti, la popolazione è chiamata e tenere alta la guardia e a creare anticorpi alla malavita: il più delle volte, infatti, è dalla semplice denuncia di un cittadino informato e consapevole di non essere solo che nascono indagini che portano agli arresti di cui si sta vantando il governo.
Per questo motivo è importante appoggiare l’informazione e non attaccarla. È fondamentale evitare quel che accadde con Giovanni Falcone al Maurizio Costanzo Show nel 1991, quando un giovane di media statura si alzò dalla sua poltrona e accusò il magistrato palermitano di diffamare la Sicilia. Tutti sanno come finì la storia: l’accusatore divenne prima Presidente della Regione Sicilia e fu poi condannato a 7 anni di carcere in appello per favoreggiamento aggravato per aver agevolato la mafia; il magistrato fu ucciso in un attentato il 23 maggio 1992 nei pressi dello svincolo di Capaci insieme alla moglie e a tre agenti della scorta.
By Progetto Spartacus
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