Dopo la terribile strage dovuta all'incendio nell'acciaieria di Torino, la ThyssenKrupp, gli operai denunciano: IMPIANTO DA CHIUDERE E TURNI MASSACRANTI.
La ThyssenKrupp aveva deciso a luglio di chiudere la fabbrica torinese e di concentrare tutta l'attività produttiva nello stabilimento di Terni, ma ancora sono al lavoro circa 200 dipendenti. Proprio in questo periodo la linea 5, dove è avvenuto l'incidente, aveva avuto un'intensificazione del ritmo di lavoro e l'azienda aveva deciso di mantenerla attiva fino a giugno. Alcuni lavoratori coinvolti nell'incendio erano in straordinario da quattro ore e, quindi, lavoravano da 12 ore consecutive.
Le denunce non si fermano a queste parole, infatti, molti dei feriti rinfacciano il fatto che gli estintori fossero vuoti o scaduti, ma naturalmente il "corpo addetto" all'operazione di sostituzione degli estintori, si scarica le colpe di dosso! NOIIII!?!?!?!?! SEEEEEEEE... ERA TUTTO IN REGOLA!!!!
Le fiamme hanno devastato il reparto trattamento termico dello stabilimento, dove i laminati di acciaio vengono portati ad alta temperatura e poi raffreddati in bagni d'olio per temperarli. Secondo la ricostruzione, intorno all'1.10 si è sviluppato un incendio lungo 20 metri. Le cause sono probabilmente da ricercare nella fuoriuscita di olio combustibile da un tratto di tubazione flessibile.
I Vigili del Fuoco sono intervenuti con una decina di squadre, e solo dopo 5 ore l'incendio era domato. Gli operai del turno di notte avrebbero cercato di domare le fiamme con estintori e una manichetta dell'acqua, che però a contatto con l'idrogeno liquido e l'olio refrigerante avrebbe provocato una fiammata che ha investito gli operai, hanno detto fonti della polizia. Naturalmente questi operai hanno utilizzato quello che avevano a disposizione, cioè idranti e estintori! Da quello che risulta dalle indagini, le misure di sicurezza erano sotto zero! Antonio Boccuzzi, uno degli operai ferito nell’incendio alla ThyssenKrupp, denuncia in un'intervista, la mancanza di adeguati sistemi di sicurezza all’interno dello stabilimento. «Il mio estintore era semivuoto. Era stato già utilizzato perché ricordo che nel momento in cui lo presi tolsi solo la chiavetta e non c’era il sigillo. Una volta alla settimana qualche piccolo incendio, anche sciocco, capitava». E questo è INAMMISSIBILE!!
Purtroppo le vittime dell'incidente fino ad'ora sono 4, mentre 3 sono i feriti ustionati gravi. Si parla di ustioni che vanno dall'80% al 95% su tutto il corpo. Il secondo operaio che è rimasto ucciso, che è morto dopo il ricovero in ospedale, dopo l'incidente fu subito ricoverato nel centro ustioni, per ustioni sul 98% del corpo (solo le piante dei piedi non erano ustionate)...
Nello stesso complesso industriale della ThyssenKrupp si era verificato un grosso incendio circa quattro anni fa. Aveva preso fuoco una vasca d'olio e le fiamme erano state domate solo dopo alcuni giorni. In quell' occasione, però, non vi erano stati feriti (per fortuna).
«Chiediamo che si passi dalle parole ai fatti. Non basta la compassione, bisogna che si fermino gli incidenti e i morti sul lavoro», afferma il segretario generale della Fiom torinese, Giorgio Airaudo a nome dei tre sindacati (FIM, FIOM e UILM).
E' solo l'ultimo caso delle così chiamate "morti bianche" nonchè le morti sul posto di lavoro. Secondo gli ultimi dati, oltre 3 persone muoiono ogni giorno in Italia sul luogo di lavoro. Per la precisione 3,56 secondo le medie ufficiali.
I dati dell'Inail attestano che le «morti bianche» nei primi 9 mesi del 2007 sono in calo del 13% rispetto al 2006 (tutto, no solo 9 mesi) quando furono 1302.
Secondo questi dati, i morti sul lavoro sono passati dagli 888 dei primi nove mesi del 2006 ai 774 dei primi nove mesi del 2007. L'Inail sottolinea comunque che si tratta di cifre "assolutamente provvisorie" che aumenteranno a fronte dell'analisi di tutti quei casi mortali riconosciuti successivamente dalla data del decesso. L'Inail ricorda che gli infortuni mortali nel 2006 sono stati 1.302 (oltre 100 al mese) in calo del 12,1% rispetto ai 1.481 registrati nel 2002. Gli incidenti mortali nel solo settore metalmeccanico sono stati nel 96, nel 2006 con un calo del 26,2% rispetto ai 130 registrati nel 2002.
La regione Lombardia mantiene il triste primato nazionale degli incidenti denunciati all'Inail nel 2006. Oltre duecento le morti bianche, molte delle quali dovute alla scarsa sicurezza sul posto di lavoro. Con 149.065 incidenti denunciati all'Inail nel 2006 nei settori industria, commercio e servizi, la regione continua a distanziare nelle statistiche il resto dell'Italia. La seguono Emilia Romagna (121.759 infortuni) e Veneto (105.446). È la provincia di Milano a detenere il record nazionale, facendo registrare per il 2006 un totale di 51.334 infortuni. Seconda provincia su scala nazionale è Roma (39.816), seguita da Torino (32.740). Al quarto posto un'altra provincia lombarda: Brescia, con 23.347 infortuni. Il trend però è positivo: dal 2002 al 2006 le denunce sono diminuite in tutta Italia, tranne che in Lazio e Sardegna.
Ed è proprio la Lombardia a far registrare uno dei cali più significativi: da 159.870 infortuni denunciati nel 2002 agli ultimi 149.065. Più in generale, guardando alle macroaree, gli infortuni denunciati all'Inail nel 2006 sono così distribuiti sul territorio italiano: Nord-Ovest 245.966, Nord-Est 279.856, Centro 163.388, Sud 103.540, Isole 43.616. Il quadro si replica se si prendono in considerazione gli infortuni mortali: in capo la Lombardia con 217 decessi sul lavoro nel 2006; seguono Veneto (106), Emilia Romagna (105), Piemonte e Lazio (entrambi 92). Anche in questo caso la provincia di Milano detiene il triste primato con 74 morti bianche, seguita da Roma (61) e Brescia (34).
Sono ancora in troppi a morire, sono ancora in troppi a rischiare... Sono ancora troppo pochi coloro che possono dire di essere sicuri sul posto di lavoro!!!
18 commenti:
morire così proprio non esiste.
E la "Cosa rossa" non ha nemmeno la forza di contrastare 4 diniani nella parte di welfare in finanziaria. Al dramma fisico si aggiunge il dramma dell'inerzia politica.
Il fatto è che in Italia siamo bravi a piangere non solo sul latte versato ma anche sull'olio. Scusate il luogo comune ma oltre che incazzarmi molto non so che altro fare o dire...
Purtroppo l'incazzatura l'abbiamo tutti, perchè non è possibile continuare a rischiare e a far morire onesti lavoratori... Naturalmente ho parlato di morti, ma gli infortuni sono tantissimi, e siccome un'altissima percentuale riguarda lavoratori in nero, questi, sotto richiesta (o forse è meglio dire obbligo) del datore di lavoro, non denunciano l'infortunio come "infortunio sul lavoro", ma come una semplice caduta in bagno! Tutto questo perchè sennò i nostri ONESTISSIMI datori, si ritroverebbero migliaia e migliaia di multe da pagare...
Non ci siamo proprio... serve un cambio di rotta... e anche bello deciso!
Sul tema interessante anche questo articolo
http://www.beppegrillo.it/2007/12/damien_damiano.html#comments
ragazzi che dire, secondo me fabri ha giustamente fatto rilevare che queste sono statistiche ufficiali ma solo degli episodi denunciati: e di tutti quei lavoratori senza un contratto che lavorano sotto paga perché nn hanno null'altro su cui contare??? questo è un vero dramma, specie perché le vite di lavoratori (gente che produce la ricchezza nazionale) perde di valore agli occhi offuscati dalla sete di profitto di alcuni imprenditori.
serve riacquistare dignità, far capire che il lavoro è un diritto ed un dovere e per questo va tutelato.
è inammissibile che non ci siano controlli sulla regolarizzazione di lavoratori a nero, sulla mancanza di sicurezza sul posto di lavoro: "si va a produrre PIL, a guadagnare soldi per vivere, non si va in guerra" ha fatto notare qualcuno.
oramai coloro che dovrebbero assicurare qualche tutela ai lavoratori non fanno più nulla, pensano solo ai loro interessi: d'altronde (e qui mi riferisco agli operai) questa figura non attira più miti sul cambiamento radicale della società, non fa più muovere masse come negli anni 60, quindi i vari partiti della cosiddetta sinistra e i sindacati non vedono più vantaggi in essi. è brutto da dire ma è così. vergogna.
E pensare che il nostro è pure uno Stato "fondato sul lavoro"...
...Si vede!!!
è vero...
anche l'art.1 dellaCostituzione è disatteso
Sucsate i ripetuti interventi..Tanto per riportare un esperienza quotidiana..
Anche in Spaienza (Facoltà di Giurisprudenza di Pisa) i lavoratori che la stanno ristrutturando lavorano senza caschetto!!
Mentalità di certi lavoratori+assenza totale di controlli severi=morti da 2 guerra mondiale.
Ma probabilmente li stessi operai che effettuano lavori di ristrutturazione a Montecitorio, Quirinale, Palazzo Madama ecc ecc, sono al nero e lavorano senza sicurezza... Non me ne meraviglierei!
sembra di essere tornati alle situazioni lavorative successive alla rivoluzione industriale, quando gli operai non erano minimamente tutelati.
A cosa servono le leggi se non vengono rispettate?
E' davvero vergognoso.
Non è solo un problema di leggi, è anche un problema etico! Non solo si rischiano multe, ma si rischia anche che persone, che si spaccano il culo (scusate la finezza), muoiano o restino feriti per colpa di qualche euro risparmiato sulla sicurezza...
Ah già... non sono mica i datori a morire... Giusto! Non c'avevo pensato...
Guardate che anche gli operai nel 50% dei casi ci mettono lo zampino..
Vogliono lavorare senza protezioni e poi si lamentano quando ci scappa l infortunio serio(e a causa di questi poi, ci rimette anche chi le vuole ma si vede appicicato addosso il luogo comune)
E' per questo e a maggior ragione che il responsabile deve essere RESPONSABILE.Non si deve chiedere, si deve IMPORRE le misure di sicurezza, anche a chi è troppo stupido per capire a cosa servono.
Non esiste morire lavorando!
Il principio solidaristico è stato fatto apposta anche per gli studpidi..
Sarebbe edificante vedere che, ogni tanto, qualcuno le regole le segue!
Ma perchè funziona così, come il casco per chi va in moto (ora è obbligatorio, quando non lo era qualcuno ragionava così), sono anni che lavoro su queste impalcature, non ho bisogno del casco... sono anni che faccio questo, lo sò che tanto non mi succede nulla... ecc ecc
Sicuramente molti degli infortuni sono causati dalla negligenza delle persone ad utilizzare la sicurezza... vabbè, fanno sul loro... Ma quando sono terzi, a far sì che tu ti faccia male no eh!
Secondo me il datore di lavoro dovrebbe mettere al corrente i propri dipendenti dei rischi ai quali vanno incontro in caso di inadempimento delle normative sulla sicurezza sottoponendo a corsi informativi quest'ultimi, dopodichè spetterà alla figura del direttore dei lavori o chi per esso il compito di far rispettare tali indicazioni, senza dubbio grande responsabilità è a carico personale dei diretti interessati.
E' vero che morire così è davvero triste...non conosco come siano andati i fatti e quindi non posso dire più di tanto.
Voglio dire una cosa, però: al di là di questo triste evento, purtroppo sui luoghi di lavoro ci sono dei rischi; molto spesso si può cercare di evitare che causino problemi di questo genere, ma può succedere che questi accadano, perchè l'errore è umano, ed esso può causare degli incidenti, anche mortali.
In sintesi è giusto cercare di lottare per far rispettare le normative sullavoro vigenti, però con questo non crediate di risolvere tutti i problemi, perchè comunque gli infortuni continueranno ad esserci.
Un saluto a tutti...
gli infortuni è logico che ci siano, ci saranno sempre...
Ma al posto di andare in cantiere in ciabatte, vacci con l'anfibi dalla punta di ferro, se ti casca un mattone eviti che ti venga una frittata al posto del piede. Mettiti il casco, magari non ti fà nula, ma sicuramente fa meno male se te lo metti! Continua a lavorare senza imbracature a 15 metri da terra, così se caschi non ti ripiglia nessuno. Continua a tenere gli estintori vuoti, così la volta che li devi usare fanno cilecca!
Non azzereremo mai i morti e i feriti, ma sicuramente possiamo ridurre il numero, trasformare i feriti in illesi (o quasi illesi) e trasformare i morti (non tutti) in feriti.
D'accordissimo con fabri...
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testa di cane
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