venerdì 15 febbraio 2008

Per non dimenticare...


Nei commenti a questi ultimi post pubblicati ho sempre fatto trapelare un certo pessimismo nel fatto che la situazione italiana potesse cambiare. Già...perchè spero, ma non credo, che le c.d. "nuove generazioni" possano cambiare, anzi rivoluzionare la situazione odierna.

Uno dei motivi è che una buona fetta di "teenager" e "non più tanto teenager" non sa che cosa sia la Resistenza, che cosa siano il 25 aprile o il 2 giugno. Beh...queste due ultime date sono forse tra le più importanti dall'Unità d'Italia ad oggi: la prima, la liberazione dall'occupazione nazifascista, la seconda, il riconoscimento ufficiale della Repubblica Italiana, l'inizio dei lavori per la costruzione di un nuovo bellissimo progetto voluto da tutti i nostri nonni, bis-nonni, ecc...: la Costituzione, che tanti oggi vogliono cambiare in tronco e a loro piacimento.

Queste due date, però, non dobbiamo dimenticare che sono divenute celebri, grazie ad un movimento, che nella sua totalità, vista la sua "ampiezza", non aveva un colore politico, ma che ha portato a tutto quello che abbiamo visto e vediamo tutt'oggi.

La Resistenza permise di liberare l'Italia, con l'apporto delle forze anglo-americane, da un'occupazione violenta e illegittima (anche se parlare di legge in riferimento a quel periodo mi pare un pò forzato...).

Per parlare di questo movimento bisognerebbe scrivere centinaia di pagine. Chiaramente non è possibile, e quindi vi voglio ricordare uno dei momenti più alti di quel periodo, moralmente ed eticamente parlando (ne trascurerò tantissimi altrettanto importanti, ma come detto devo fare una scelta...chiedo scusa...). Non fu in Italia, ma fu sempre un'opera di Resistenza contro forze di occupazione, ad opera di uomini che per prima cosa tenevano a principi sani, oltre all'ordine e alla disciplina.

Mi è venuta voglia di scrivere su questo fatto dopo aver visto la fiction, che è stata prodotta su Raiuno non molto tempo fa, che raccontava la storia di tutta la vicenda con, sullo sfondo, una storia d'amore intrecciata tra ragazze e donne del luogo e membri dell'esercito italiano (bel film di cui consiglio la visione a chi ancora non avesse avuto la possibilità...).

E' la storia dell'Eccidio di Cefalonia.


Riporto a seguito qualche dato sulla vicenda ripreso dall'enciclopedia libera Wikipedia:

"L'eccidio di Cefalonia fu una strage compiuta durante la seconda guerra mondiale sull'isola greca di Cefalonia da reparti dell'esercito tedesco ai danni dei soldati italiani dopo l'8 settembre 1943, data in cui fu reso pubblico l'armistizio firmato con gli anglo-americani. Il presidio italiano all'epoca era formato dalla Divisione Acqui dell'esercito, la più celebre, comandata dal generale Gandin, dalla 2a Compagnia del VII Battaglione Carabinieri Mobilitato più la 27a Sezione Mista Carabinieri, da reparti del I° Battaglione Finanzieri Mobilitato, dai marinai che presidiavano le batterie costiere (una da 152 ed una da 120 mm) ed il locale Comando Marina, dal 110° Btg. Mitraglieri di corpo d'armata, tre ospedali da campo ed altre unità tra le quali il 188° gruppo artiglieria di corpo d'armata (con tre batterie da 155/14) ed il 3° gruppo contraereo da 75/27, per un totale di circa 12.000 uomini".

Facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire cosa ci facessero le truppe italiane sul luogo. Erano là per presidiare una delle isole più strategiche, Cefalonia appunto, per il controllo del Mediterraneo contro le truppe inglesi, che erano stanziate in Africa. Ai soldati italiani, male armati e poco abituati a combattere, erano affiancati 1800 uomini tedeschi, che avevano attrezzature nettamente migliori ed erano in buona parte criminali comuni che avevano ricevuto una sorta di "perdono" in cambio dell'immediato arruolamento.

Il rapporto rimase buono fino all'8 settembre del 1943, quando fu resa nota la firma dell'arminstizio da parte del generale Badoglio. Inizialmente la reazione fu di stupore e grande gioia per la fine delle ostilità, ma, subito dopo, tutto si tramutò in angoscia quando, nella notte tra l'8 e il 9 settembre, il generale Vecchiarelli (comandante generale delle truppe in territorio greco) affermò che i tedeschi erano diventati improvvisamente nemici delle truppe italiane. Nel giorno seguente affermò, inoltre, che le truppe italiane avrebbero dovuto arrendersi e consegnare le armi. A questo punto il generale Gandin non seppe più come comportarsi e cercò di prendere tempo, ritirò quelle truppe che erano a nord dell'isola.
Il 10 settembre i tedeschi imposero determinate condizioni ai soldati italiani: consegna delle armi nella piazza centrale davanti a tutta la popolazione; quindi tradotto: totale umiliazione per le nostre truppe. Gli italiani non accettarono queste condizioni.

Il giorno seguente i più alti gradi dell'esercito tedesco presente sull'isola si presentarono di fronte al generale Gandin per aver chiaro il futuro atteggiamento italiano. Fu imposto al generale italiano di decidere entro 48 ore se combattere con i tedeschi, contro i tedeschi, oppure consegnare le armi.

Il generale, essendo fortemente indeciso sul da farsi, prese una iniziativa unica nel suo genere in ambito militare: convocò tutte le truppe e chiese a ciascun membro di esprimere il proprio parere sul da farsi. Il 14 settembre fu stabilito il verdetto: "Guerra al Tedesco!!", quasi all'unanimità. Nello stesso giorno arrivò anche l'appoggio da Roma. Nel frattempo i Tedeschi fecero sbarcare ingenti rinforzi sull'isola. Da adesso comincia l'Eccidio di Cefalonia.

In pochi giorni ci furono scontri su tutta l'isola, fino a che ci fu il predominio delle truppe tedesche, che erano meglio organizzate. Il 22 settembre venne issata simbolicamente "bandiera bianca" al comando italiano sull'isola. Tutti i soldati presi prigionieri fino a quel momento vennero fucilati, contro i principi internazionali, per ordine dello stesso Hitler, che considerava gli italiani come traditori. Cominciarono, poi, rastrellamenti e le fucilazioni di moltissimi italiani, tra i quali il generale Gandin, che terminarono solo il 28 settembre dopo giorni terribili di fuoco e fiamme. Infatti quasi tutte le salme, per farne sparire le tracce, vennero bruciate. Uno strazio tremendo che subirono quei pochi sopravvissuti (poco più di 160). Molti di loro vennero deportati nei campi di concentramento, e diversi non ne fecero più ritorno.

Da molti, come anche Ciampi, questo è ricordato come il primo atto di Resistenza di un'Italia libera dal fascismo. Lo scorso anno il Presidente Napolitano ha commemorato il 25 aprile proprio qui nell'isola di Cefalonia. E' stato un atto fortemente simbolico e molto importante, perchè è stata la prima volta che questa festa è stata ricordata al di fuori dei confini nazionali.
Non possiamo dimenticare tutto questo, non possiamo far sì che venga confuso il ruolo di coloro che combatterono per una parte giusta e coloro che combatterono per una parte sbagliata. Coloro che credettero nella possibilità di sconfiggere l'ingiustizia, l'arbitrio, che pagarono con la vita questa loro scelta di posizione. Erano ragazzi più o meno della mia e della vostra età, che tutto avrebbero voluto, probabilmente, che essere fucilati e bruciati per un assurdo ordine di qualche folle che indossava una divisa semplicemente diversa dalla tua. Erano ragazzi più o meno della mia e della vostra età che presero una posizione, decisa e sicura, senza alcun dubbio; presero quella strada ed arrivarono fino in fondo. Proprio come i ragazzi della divisione Acqui di stanza a Cefalonia. E' per ragazzi e persone come loro che io posso andare ancora con qualche convinzione in giro per il mondo a dire con ORGOGLIO di essere italiano, di essere nato in questa terra che ha visto crescere ragazzi e uomini di tale valore. GRAZIE RAGAZZI, SONO ORGOGLIOSO DI ESSERE ITALIANO!!!

E' per tutto questo che in un periodo come quello che stiamo vivendo adesso vi dico che non bisogna dimenticare: non dobbiamo dimenticare gli errori compiuti in passato, ma soprattutto gli esempi di coraggio e lealtà che hanno avuto tanti nostri concittadini, nemmeno poi tanto tempo fa. Vorrei chiudere, per riassumere un pò tutto il mio pensiero con una citazione di Leonardo Sciascia: "Il nostro è un Paese senza memoria e verità, e io per questo cerco di non dimenticare". Frase lapidaria ma ricca di significato, credo...





Vi ho lasciato questi due brevi video...guardateli per cercare di capire e soprattutto cercare di non dimenticare...ciao a tutti.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sincero: NON SO COSA DIRE.

KciN ha detto...

Te lo dico io:

La Resistenza continua!