Parliamo un po’ della “Festa Delle Matricole”, la festa simbolo degli studenti universitari pisani (non solo Pisa, anche altre città italiane festeggiano le matricole ma in modo e giorni differenti da quello della nostra bela città).
Ogni anno il Sovranus ac venerabilis Ordo torrionis, il 5 novembre di ogni anno (in passato coincideva con l’inizio dell’anno accademico), celebra la Festa Delle Matricole, nel quale giorno tutte le cosiddette matricole (studenti del primo anno iscritti all’università) una volta indossato il tipico cappello chiamato “goliardo” o “feluca” si radunano nelle strade pisane e cercano di raccattare qualche spicciolo. La vera tradizione vorrebbe che tutti i soldi ricevuti venissero utilizzati per spese universitarie, riguardanti libri o tasse, o anche per pagare la cena con gli amici matricole. Difficilmente questo succede, anche perché ultimamente le richieste delle matricole non sono più solo soldi, ma ben sì qualsiasi cosa “utile” per ricordarsi quel giorno, quindi si parla di soldi in primis, ma anche sigarette, lapis, penne, bianchetti, gomme, cingomme, caramelle, pinze per i capelli, accendini, portachiavi e qualsiasi altra cosa che uno studente normale ha dietro in quel giorno… per farvi un esempio l’anno scorso, durante la mia festa delle matricole, il mio bottino è stato: 33 euro e spiccioli, 32 sigarette, 7 o 8 penne, 4 o 5 lapis, 2 bianchetti, 2 gomme, un paio di accendini, qualche caramella, qualche cingomma…direi un bottino tutt’altro che magro!!
Facciamo però un passo indietro, quando la festa la subisci, quando sei te a sganciare quarini e roba varia. Il 5 novembre, aspetti in gloria quelle decine di persone con quei cappelli buffi, fare irruzione nella tua scuola con i fischietti in bocca e le urla al cielo. Pochi minuti dopo l’inizio della mattinata, le porte delle aule si aprono e una borgia clamorosa di persone urla all’ unisono: TUTTI FUORI!!
Proprio perché è tradizione, i professori non attuano la minima resistenza nel tenere gli studenti tra i loro banchi, anzi si fanno una risata nel vedere le facce degli studenti gioire per questa giornata (al momento in cui sono fuori dalla scuola e, vengono assaliti e svuotati, gioiscono meno. Fidatevi!). Comunque torniamo a quello che adesso è il nostro compito, parlando chiaramente, il compito dello strozzino. Le matricole pisane, di solito si ritrovano con gli ex compagni di superiori, davanti alle loro ex scuole. Poco dopo il suono della campanella (almeno l’appello glielo facciamo fare) comincia l’irruzione! Viene presa come uno sfogo, tutto quello che non hai potuto gridare per 5 anni dentro quelle mura in un solo giorno ti esce, quindi vi potete immaginare il degenero che si crea!! Oltre ad essere una giornata divertente e fruttifera, è anche molto bello vedere tutto ciò che i cosiddetti “anziani” e le varie Balle ed Ordini Minori mettono in scena, cioè canzoni, scherzi, scenette per rallegrare gli studenti e la città intera; con questo clima gioioso avviene una processione con tutti goliardi in sfilata per Corso Italia.
Ma parliamo ora della feluca, nonché quel cappello buffo che gli studenti si mettono in testa prima, e che riempiono di troiai dopo… La feluca era il cappello utilizzato dal Battaglione Universitario Toscano che, nella storica battaglia consumata il 29 maggio 1848 a Curtatone e a Montanara (tra l’altro la via della nostra facoltà), vide morire in battaglia molti dei 389 studenti e 66 professori dell’ateneo pisano che erano partiti volontari nella battaglia per il risorgimento d’ Italia nella guerra d’indipendenza. Questa guerra rallentò l’avanzata dell’esercito austriaco e permise ai piemontesi di Carlo Alberto di vincere, poco dopo, la battaglia di Goito. La particolarità della feluca pisana è quella di essere senza punta, o con la punta rigirata su se stessa, questo perché in quell’occasione gli studenti decisero di recidere la punta della feluca per meglio prendere la mira col fucile sugli odiati invasori. Oggi, per mano dei goliardi del S.a.V.O.T. al 3° anno d'Università, spetta il compito "di incingnarti il cappello" nel senso che tagliano la punta dei cappelli delle matricole e le tengono come trofei. Viene mozzata la punta in ricordo appunto, delle gesta del Battaglione. Oggi la feluca (o “goliardo”, come viene usualmente chiamata), assume un diverso colore a seconda della facoltà cui si è iscritto lo studente che la porta: rosso per medicina e veterinaria; blu per giurisprudenza e scienze politiche; rosa per lettere; bianco per filosofia; nero per ingegneria; giallo per economia e verde per chimica, biologia e scienze.
In conclusione, questa è la nostra festa, la festa degli universitari (sarebbe delle matricole, ma allarghiamola a tutti gli studenti), è la festa che ci ricorda il passato pisano e di quanto dei semplici studenti unendosi tra loro potessero lottare per la loro indipendenza(e vincere!).
Questo come sapete è un blog “multietnico”, organizzato da studenti pisani, livornesi e spezini (di origini pisane), ma permettetemi di dire…ORGOGLIOSO DI ESSERE PISANO! (dopo questa mi elimineranno dalla lista degli admin)
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2 commenti:
Quei due Livornesacci (compreso il "bastardino"!)devono fare silenzio!
Il Macchi è pisano e la Facoltà è pisana!
Infondo, siete un po' pisani pure voi, eh!?!?!
Mah, io sapevo che la battaglia di Curtatone e Montanara fosse del 1848, e le prime feluche vennero introdotte nel 1892...
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