giovedì 31 luglio 2008

Quelli che il Macchi... in Croazia

Dopo un anno di duro studio, Quelli che il Macchi si prendono una settimana di meritata vacanza, partenza venerdì 1 per la Croazia... non tutti partiranno: l'unico che resta fermo sono io!
Ci si sente presto gente!
Anche perché io continuerò a vegliare su cotanto blog!

giovedì 24 luglio 2008

Università in bilico

Il Consiglio della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pisa, riunito il 17 luglio 2008, esprime la più assoluta contrarietà alle disposizioni riguardanti l’Università italiana contenute nel D.L. 112/08, in sintonia con la mozione dei Senati Accademici delle Università Toscane approvata all’unanimità in seduta congiunta.

Il drastico taglio delle risorse umane ed economiche rischia di risultare letale per la qualità dell’offerta didattica e per il futuro della ricerca scientifica.

Tale diminuzione delle risorse si accompagna, nel provvedimento, alla prospettata trasformazione degli Atenei in Fondazioni: una soluzione che, presentata come facoltativa, tenderà a risultare, per ragioni finanziarie, pressoché obbligata, facendo sì che molte Università si trovino costrette a tentare un improbabile reperimento di risorse esterne o, in alternativa, a scaricare le proprie difficoltà economiche sugli studenti. Si tratta di un mutamento che, trasformando le Università da Istituzioni culturali pubbliche in enti privati a connotazione patrimoniale, appare ispirato a logiche contrarie ai Principi costituzionali (art. 34: “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto…”).

Pur riconoscendo la necessità di un improrogabile intervento finalizzato a migliorare l’attuale assetto del sistema universitario, il Consiglio giudica del tutto irragionevole l’adozione di misure che apparentemente colpiscono i rappresentanti del mondo accademico, ma in realtà producono ricadute ben più drammatiche sugli studenti e sulle loro famiglie. Il nuovo sistema, infatti, è destinato fatalmente a provocare un’indiscriminata riduzione dei corsi di laurea e l’incremento delle tasse universitarie: agli studenti meno abbienti sarà di fatto precluso l’accesso agli studi universitari.

Al fine di scongiurare la conversione in Legge del D.L. 112/08, il Consiglio di Facoltà chiede lo stralcio delle disposizioni che riguardano l’Università.

Sollecita un ampio dibattito con tutte le componenti dell’Ateneo, e in particolare con gli Studenti. Si propone di coinvolgere l’opinione pubblica e i rappresentanti degli Enti territoriali.

Si dichiara pronto, qualora le proprie richieste non trovino accoglimento, ad adottare forme di protesta anche le più radicali.

Ragazzi qui l' Università rischia il tracollo e, nell' indifferenza più assoluta dei media.Impegnamoci a diffondere e a creare movimento, che a settembre ci aspetteranno tempi non duri, durissimi.Ognuno dovrà fare la sua parte.

L' esecutivo delle vergogne

Riducono il paese sul lastrico, distruggono l' Università Pubblica, azzerano i fondi della Polizia e dei Carabinieri, quadruplicano i costi della Sanità Pubblica ma, come al solito..


Quattro milioni l'anno: tanto il Senato avrebbe risparmiato grazie alla riduzione dei gruppi parlamentari. Il calcolo l'aveva fatto l'Ansa, quarantotto ore dopo le elezioni, citando «fonti parlamentari». Quattro milioni: sui circa 600 che ogni anno spendiamo per la Camera alta non è una gran cifra. Ma sarebbe stato sempre meglio di niente. Invece di quei quattro piccoli milioni, nel bilancio che il Senato approva oggi, non c'è nemmeno l'ombra. Anzi. Nonostante il numero dei gruppi si sia dimezzato, passando da 11 a sei, e quest'anno ce ne siano stati quindi cinque in meno per otto mesi (la nuova legislatura è iniziata il 23 aprile), spenderemo addirittura 750 mila euro in più. Il conto salirà dai 39 milioni 350 mila euro del 2007 a 40 milioni 100 mila euro: è scritto nero su bianco a pagina 65 del bilancio. L'aumento è dell' 1,91%, superiore anche a quell'inflazione programmata che doveva rappresentare il limite invalicabile delle spese. Chiamiamola col suo nome: un'autentica beffa.

Eppure ci avevano provato, alla fine dell'anno scorso, a contenere le spese del Senato almeno entro quel tetto. C'era voluta, è vero, la spallata di un emendamento alla Finanziaria presentato da Massimo Villone e Cesare Salvi, due senatori della sinistra rimasti senza seggio al pari dei loro colleghi di schieramento, per costringere l'amministrazione delle Camere, ma anche quella del Quirinale, ad assumere come riferimento l'inflazione programmata e non più, com'era stato fino ad allora, il prodotto interno lordo nominale, che consentiva agli organi costituzionali, in realtà, di fare i furbetti. Tagliare di oltre 5 milioni le previsioni di uscita del Senato per quest'anno, tuttavia, non era stato affatto facile. Ma alla fine il senatore del Pd Gianni Nieddu (non ricandidato dal suo partito) era riuscito a convincere la presidenza di Franco Marini a disdettare un contratto del personale che prevede scatti e automatismi tali da avere spinto le retribuzioni dei dipendenti del Senato a una media di oltre 131 mila euro lordi pro capite, e con un aumento di oltre mille euro al mese in un solo anno. Da quell'intervento dovevano arrivare risparmi per almeno 3 milioni e mezzo di euro, a coronamento di un impegno solenne assunto per iscritto dal consiglio di presidenza del Senato: quello di ridurre in modo significativo l'incidenza del costo del personale sulle spese correnti, che aveva ormai superato il 40%.

E la manovra sugli stipendi sarebbe stata appena l'antipasto, seguito da un piatto ancora più sostanzioso: l'innalzamento dell'età minima pensionabile per tutti i dipendenti di Palazzo Madama a 53 anni. Sappiamo com'è andata. La fine anticipata della legislatura ha mandato in soffitta quel progetto, così chi è entrato al Senato prima del 1998 potrà continuare a ritirarsi dal lavoro anche a 50 anni, infischiandosene di scaloni e scalini. E ha mandato in soffitta anche la disdetta del contratto del personale: lo ha deciso la commissione contenziosa, uno speciale organismo interno, motivando la revoca con un vizio di forma. Il risultato è che la spesa per gli stipendi, invece di diminuire, salirà ancora: dell'1,14%. E non basta. La somma dei costi per il personale in attività e per i pensionati, che beneficiano come i dipendenti degli aumenti retributivi, ha raggiunto il 42,92% delle uscite complessive, contro il 42,74% del 2007 e il 41,52% del 2006. Numeri che hanno indotto i tre questori Romano Comincioli (Pdl), Benedetto Adragna (Pd) e Paolo Franco (Lega Nord) ad ammettere una resa senza condizioni: «Non è stato possibile conseguire l'obiettivo di inversione dell'andamento della spesa in proposito fissato dal documento sulle linee guida», hanno scritto nel bilancio.

Quest'anno, poi, c'è anche la ciliegina sulla torta dei nuovi vitalizi a 57 parlamentari non rieletti e dei 7 milioni 251 mila euro per pagare gli «assegni di solidarietà» (si chiamano proprio così) ai senatori che hanno perso il posto. Risultato: le spese correnti del Senato raggiungeranno quest'anno 570,6 milioni, 12 milioni 273.500 euro in più rispetto al 2007, con un aumento del 2,20%. Alla faccia di un'inflazione programmata dell'1,7%. Si dirà che il costo della vita è salito molto di più, e comunque nel bilancio c'è l'impegno a non far salire nel 2009 le spese oltre l'1,5% programmato dal Tesoro. Ma questo cambia poco. La sostanza è che le spese continuano ad aumentare, con poche eccezioni. Il costo per i servizi di ristorazione, per esempio cresce dello 0,76% a 2,8 milioni. Quello per le pulizie e il facchinaggio aumenta invece del 6,53%, da 4,3 a 4,6 milioni. La bolletta dell'acqua, poi, non si schioda dai 300 mila euro. Mentre la spesa per «servizi informatici e riproduzione » si incrementa addirittura del 13,44%, raggiungendo 9,3 milioni.

E continua anche l'espansione immobiliare. A pagina 44 del progetto di bilancio si parla di una trattativa che sarebbe stata in corso al momento in cui è stata predisposta la prima versione del documento contabile, a fine febbraio 2008, per «l'acquisizione in locazione dell'intero secondo piano di un immobile situato in piazza del Pantheon». Senza peraltro menzionare il costo dell'operazione. Soprattutto, come denuncia Antonio Paravia, che già si era astenuto sui precedenti bilanci, ci sono sempre i soliti problemi di trasparenza: «Il finanziamento dei gruppi, per esempio, non è sufficientemente dettagliato, e non si capisce bene come vengono impiegati i soldi. Il fatto è che i bilanci di Camera e Senato vengono scritti da tre questori, approvati dall'ufficio di presidenza, resi disponibili ai parlamentari quarantotto ore prima di essere portati in assemblea e ratificati dalle aule solitamente semideserte. Il che, per un bilancio come il nostro da 600 milioni, non è proprio un dettaglio». Si tranquillizzi, il senatore del Pdl. Comincioli, Adragna e Franco promettono una «rigorosa gestione delle risorse di bilancio, attenti all'obiettivo prioritario del contenimento della spesa». E se lo dicono loro...

Stella&Rizzo

lunedì 21 luglio 2008

A proposito di giustizia


[...]La questione italiana è unica e segnata da una profonda diversità rispetto al resto del mondo. Quella italiana non è una discussione tra esperti o un dibattito tra politici competenti su aspetti e modalità del rapporto fra i due poteri.

Vantare l’indipendenza del potere giudiziario di un Paese è privilegio delle democrazie. Dovunque, scorrendo i giornali del mondo, dalla Scandinavia all’India, trovate notizie del ministro sotto inchiesta (di solito dimissionario) del parlamentare indagato, di azioni probabilmente indebite compiute nell’ambito di uno degli altri due poteri, legislativo ed esecutivo, e perseguite dai procuratori e dai giudici del potere giudiziario. Poiché nel mondo del diritto la responsabilità penale è personale, ciascuno risponde in proprio, ci sono assolti e condannati (pochi, molto pochi restano o rientrano nella politica) e nessun Paese si spacca, nessun lavoro parlamentare si ferma, nessuno si esporrebbe al ridicolo di dichiararsi perseguitato, e anzi di esibire il numero delle inchieste e dei processi che lo riguardano come se fossero le decorazioni commemorative di valorose battaglie.

L’idea stessa che qualcuno manovri i giudici per i fini politici di un partito o di un gruppo, quando quell’idea torna ad essere dichiarata, come una denuncia rivelatrice, per decenni successivi, mentre intanto tutte le forze politiche (e il peso di quelle forze politiche) sono profondamente cambiate, è una denuncia malata. Oppure è la denuncia di un attentato, di un golpe. Va dimostrato con fatti, nomi, date, circostanze. Non è ammesso, non dal diritto e non dalla psichiatria, di dire: "Ce l’hanno con me".

Un momento di particolare, stridente contraddizione con la realtà, di nuovo in ambito dubbio sulla tenuta psichica o almeno la buona fede di chi fa la dichiarazione, viene raggiunto quando un inquisito assolto dichiara la sua assoluzione non la prova della giustizia che funziona, ma la prova del complotto. «Vedete? Mi perseguitano, tanto è vero che sono stato assolto».

Il lettore ha già capito che stiamo parlando sempre e solo di Berlusconi. Si può anche non nominarlo, ma la maledizione non se ne va. E’ lui che dichiara, in un mondo in cui si stanno incrinando le travi di sostegno di grandi Banche, in cui la paura è un ghibli che attraversa le Borse, in cui prezzi e inflazione salgono di giorno in giorno e anche di ora in ora, in cui il Governatore della Banca centrale americana non esita dichiararsi: «molto preoccupato», lui - Berlusconi - dichiara e ripete: «Nessuno mi fermerà; la priorità è la giustizia». Sentite i suoi rimedi alla crisi che scuote il mondo dalla City a Pechino:

«1. Ritorno all’immunità per i parlamentari (segue smentita, seguirà conferma).

2. Carriere separate per i giudici.

3. Frantumazione del Consiglio superiore della magistratura.

4. Misurare la produttività dei giudici (notare la parola da Confindustria applicata alla giustizia, ovvero la sovrapposizione di un potere sull’altro).

5. Vietare e punire tutte le intercettazioni eccetto per mafia e terrorismo» (con il problema di stabilire quando e dove una questione di mafia o terrorismo comincia o finisce).


* * *


Il problema si fa più grave quando illustri commentatori di grandi giornali seguono scrupolosamente il percorso indicato dal Capo che dice: se si verifica una interferenza, per qualsiasi ragione, fra giustizia e politica, il solo rimedio è “riequilibrare i poteri” ovvero tagliare le unghie alla giustizia.

Sentite l’opinione autorevole (e osservate lo snodo logico) espresso in un editoriale di Angelo Panebianco: «L’inchiesta su presunte tangenti nella sanità (dell’Abruzzo, ndr) ricorda a tutti che i problemi fra giustizia e politica non riguardano solo Berlusconi». E anche (sentite bene): «È lecito chiedere al Partito democratico: come pensate di essere di nuovo forza di governo se non avete una vostra posizione sulla giustizia che non si limiti a essere fotocopia di quella dell’Associazione magistrati?». (Corriere della Sera, 15 luglio).

Il senso di questo ammonimento è piuttosto offensivo per il nuovo Pd. L’editorialista sta dicendo: «Come pensate di governare se lasciate liberi i giudici di indagare?».

Credo di poter dire che, offensive o no, le frasi fin qui citate siano intraducibili per il New York Times. I due candidati dei due grandi partiti americani non hanno alcuna “posizione sulla giustizia” salvo le garanzie e i diritti umani e civili di tutti i cittadini. Non l’hanno e non devono averla perché tutto è già stato stabilito dalla Costituzione. E inoltre perché i candidati delle elezioni americane sono in corsa per ottenere il potere esecutivo, non quello giudiziario. Quando il Presidente e la signora Clinton sono finiti sotto inchiesta per bancarotta (una piccola proprietà dell’Arkansas gestita insieme con soci infidi), l’America non si è fermata un istante, non c’è stato alcun convegno e il Presidente ha fatto la spola fra la Casa Bianca e il Gran Jury (organo istruttorio) senza denunciare persecuzioni. Quando i Clinton sono stati assolti nessuno ha parlato di “teorema svuotato come una bolla di sapone” (sto citando l’estroso portavoce Bonaiuti). Si è limitato a dire: «È finita bene». I due Clinton, Presidente e First Lady, si sentivano protetti, come tutti i cittadini, dalla loro Costituzione.

Anche noi lo siamo dalla nostra. Ma c’è ansia e allarme quando un personaggio che ha peso, storia, rilievo politico come Massimo D’Alema dice al Corriere della Sera (15 luglio): «Sulle riforme serve un colpo di reni. Sì a ragionevoli convergenze». Convergenze con chi? Non sarebbe meglio tentare, tutti insieme, di salvare la vita a Tariq Aziz?

L’ex ministro degli Esteri sa che valore non solo simbolico avrebbe quel salvataggio.



Furio Colombo

domenica 13 luglio 2008

Sicurezza fai da te


Alla faccia di tutti i fresconi(ahimè tanti, tantissimi e pure arroganti) che sperano nel populismo per risolvere i problemi, ecco che si rivela in toto il progetto sicurezza del governo Berlusconi-Bossi.

Mentre in agenda si prevede, insieme con l' immunità alle alte cariche di cui tutti sentiamo il bisogno, la tutela della privacy ai criminali intercettati (ladri,stupratori,corruttori,evasori,assassini ecc) e si schedano, per converso, dei bambini sulla base di un discrimine meramente etnico (come "ai bei tempi", quelli che ci hanno portato alla guerra e all' accattonaggio), ecco la manovra definitiva per farci vivere tutti sereni e tranquilli in una vera e propria botte di ferro:

3 miliardi di euro in tre anni, secondo i sindacati di categoria, costerà la finanziaria alle forze dell' Ordine (i cui conti sono già ampiamente in rosso).

I tagli colpiscono anche gli agenti sui treni a lunga percorrenza (da 8 mesi sono in attesa delle indennità)e i fondi (che verrano dimezzati) per la squadra nautica di Porto Empedocle: le motovedette impegnate sul fronte caldo dell'immigrazione clandestina rischiano di rimanere in porto.

Inoltre, gli "accreditamenti per le manutenzioni ordinarie" sono stati già sospesi da una circolare interna del Viminale, datata 13 giugno 2008.Cosa significa?
Lampadine fulminate, telecamere spente, tubi dell'acqua che perdono. Quest'estate, caserme dei carabinieri, questure e commissariati rimarranno a secco: senza un euro in cassa.

"Questa circolare cade in un momento difficile - spiega Giorgio Innocenzi, segretario nazionale del sindacato di polizia Consap - da tutta Italia infatti ci arrivano segnalazioni di sedi inagibili, telecamere guaste, tubi rotti".

In queste condizioni e così ben trattati, chissà poi quanto indugeranno a passare "dall' altra parte" i tutori dell ordine meno diligenti..E' un fattore che sottovalutiamo un po troppo.

A chi continua a pensare che da degli ignoranti demagoghi possano venire soluzioni utili per il paese, suggerisco di chiacchierare (o scrivere) di meno e studiare di più.

L' ignoranza rende schiavo chi la coltiva e uccide il paese.

Vediamo di darci una svegliata, perchè la situazione non è buona.

La Democrazia non va proprio a livello strutturale d'accordo con l' ignoranza e tantomeno con l' esagitazione, ma soltanto con la calma, la ragione e la riflesisone.
Queste sono condicio sine qua non, c'è poco da fare.

Utilizziamole quando esercitiamo il nostro potere sovrano, in qualunque sua multiforme manifestazione.

sabato 12 luglio 2008

Sagge parole

Di Anotnio Di Pietro

"Vi confesso che oggi mi sembrava di essere su un altro pianeta. Tutti i titoli dei giornali in prima pagina erano dedicati all’immunità di Silvio Berlusconi, mentre il Paese si trova di fronte ad una crisi economica e sociale che, forse, non ha eguali nel dopoguerra. Una situazione che mi ricorda la battuta di Maria Antonietta che, a chi le diceva che il popolo aveva fame, rispondeva: “dategli delle brioches!”. In due mesi, in due soli mesi, marzo e aprile, l’Italia ha incrementato di circa quaranta miliardi il suo debito pubblico.

Le grandi imprese, Alitalia, Telecom, Fiat si preparano a licenziare o a avviare la cassa integrazione.
Il costo degli alimentari aumenta secondo la percezione dei consumatori del 19%.
La produzione industriale è rallentata vistosamente.
Centinaia di migliaia di imprese sono indebitate e a rischio fallimento.

E noi, noi parlamentari, eletti per dare una risposta ai problemi del Paese. Noi che siamo mille, come i Mille di Garibaldi, mille persone molto ben pagate, a tre mesi dalle elezioni non ci siamo occupati dell’economia e delle famiglie, ma soltanto dell’impunità del Presidente del Consiglio e delle impronte ai bambini rom.
Tre mesi sprecati per interessi privati mentre il Paese va a rotoli. Se il Governo non si occuperà dell’economia, sarà ben presto l’economia a occuparsi del Governo."

mercoledì 9 luglio 2008

..E NESSUNO NE PARLA??

Stavo veramente per cascare dalla sedia.

Navighi tranquillo e beato prima di rimetterti sui libri, leggi le solite cavolate sui giornali (sempre intenti a creare un caso dove non c'è), fai un salto sui siti dell' antitrust e anticoruzione come fai sovente e..Ta dan!


"Ai sensi dell’art.68, comma 6, del Decreto Legge n. 112 del 25 giugno 2008 [Il c.d "Decreto Brunetta"] , l’Alto Commissario per la prevenzione ed il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito nella pubblica amministrazione è soppresso. Verrà successivamente indicata sul sito l’Amministrazione - ad oggi non ancora individuata - a cui verranno trasferite le funzioni."

Ma stiamo scherzando?Leggo sui giornali dei fischi a Gigi d' Alessio, dell' ultimo album di Carla Bruni, dei "reality proletari"e niente su tutto questo?

Non mi resta che lanciare un appello a voi blogger: Diffondete queste informazioni, sensibilizzate i navigatori.
Impegnamoci per impedire questo ennesimo spregio.


Vi lascio con il messaggio d' allarme lanciato dal presidente del G.R.E.C.O., Drago Kos:

-Il provvedimento, un decreto legge, che ha soppresso l’ufficio potrebbe avere, per il presidente del GRECO, “spiacevoli conseguenze nella lotta alla corruzione in Italia”. Le motivazioni della decisione saranno oggetto di esame al prossimo Meeting Plenario di ottobre, nel quale l’Italia dovrà per la prima volta essere “valutata sul campo” dal GRECO. Valutazione che avviene ad un anno esatto dall’adesione formale dell’Italia come 45° membro del gruppo nato nel 1949 nell’ambito del Consiglio d’Europa.-



CORRUPTIO OPTIMI PESSIMA



martedì 8 luglio 2008

Le impronte dei bimbi rom e il silenzio della Chiesa


Di Francesco Merlo

A Maroni vorremmo suggerire di prendere le impronte delle mani (e dei piedi) ai neonati cinesi di Milano, che sono già, notoriamente, tutti ladri di identità. Inoltre, per coerenza, potrebbe impartire l'ordine di misurare la lunghezza degli arti ai bimbi di Corleone che crescono (si fa per dire) con il 'criminal profiling' di Totò u curtu. Ed è inutile spiegare a un pietoso uomo d'ingegno come il nostro ministro degli Interni che i minori dell'agro nocerino sarnese e della piana del Sele andrebbero - per proteggerli, badate bene! - sottratti alla patria potestà e affidati alla Dia o, in subordine, allo scrittore Roberto Saviano. E contro il bullismo nelle scuole cosa ci sarebbe di meglio che prendere le impronte, al momento dell'iscrizione, anche ai genitori che sono sempre un po' complici?

Ecco, preferiamo mostrarvi il lato grottesco di questa proposta perché sappiamo bene che Roberto Maroni, credendo di essere astuto, lavora per provocare i nostri buoni sentimenti, e dunque non vogliamo cadere nella sua rozza trappola e farci rubare i pensieri. Insomma a noi viene facile assimilare il bambino ai deboli, agli sfruttati, a tutte le altre vittime dell'umanità adulta. Ma contro l'indignazione i leghisti sono bene attrezzati. Dunque rispondono rinfacciandoci la paura della gente, agitano il valore della sicurezza, e ci eccitano perché vorrebbero che in risposta al loro razzismo scomposto noi santificassimo i rom, negassimo qualsiasi rapporto tra campi nomadi e criminalità, tra immigrazione e delitti.

E invece non è in difesa dell'accattonaggio, né per esaltare la presunta bellezza esotica e imprendibile della zingara Esmeralda che protegge il povero gobbo di Notre Dame, non è insomma in nome della retorica rovesciata dei miserabili che noi diciamo a Maroni che prendere le impronte digitali a bimbi rom è un segno di inciviltà razzista, che neppure ci sorprende perché non è il primo, non è l'ultimo e purtroppo non sarà neppure il peggiore.

Il punto è che, insieme con l'ossessione di Berlusconi per la Giustizia, in questo governo c'è anche l'ossessione leghista per la sicurezza. Ma una cosa è il problema e un'altra cosa l'ossessione. Ebbene, incapace di risolvere il problema che lo ossessiona, Maroni vorrebbe che, per reazione, noi negassimo il problema. Invece noi gli ricordiamo che già il suo predecessore, il mite Giuliano Amato aveva segnalato che in tutte le comunità criminali sta crescendo, anche in Italia, l'uso orribile dei bambini. Ci sono, per esempio, le baby gang. E il libro Gomorra racconta di ragazzini utilizzati nelle vendette trasversali. E in Calabria sono in aumento gli omicidi compiuti da killer ragazzini pagati solo poche centinaia di euro. Ma che facciamo, ministro Maroni, schediamo tutti i bimbi calabresi?

Ecco perché non merita i nostri buoni sentimenti, il ministro Maroni. Perché non è vero che in Italia c'è un dibattito tra rigoristi cazzuti (loro) e lassisti rammolliti (noi). Maroni non c'entra nulla con il dibattito europeo, difficile e importante, tra il rigore e l'accoglienza.

Nei Paesi più civili d'Europa la sicurezza, la serietà e la responsabilità non sono valori di destra. I socialisti francesi e spagnoli, i socialdemocratici tedeschi, i laburisti inglesi e, aggiungiamo, anche i sindaci italiani di centrosinistra hanno maneggiato con durezza l'argomento dell'immigrazione irregolare e della criminalità. Ma senza sparate comiziali, senza colpi di teatro razzisti, senza i paradossi, gli ossimori e le miserie culturali dei leghisti che - come dimenticarlo? - sono quelli che chiamavano gli immigrati di colore bingo bongo, che parlavano di musi di porco e teste scornificate, che invitavano la Marina "a sparare sulle carrette dei clandestini", e denunziavano l'Europa "in mano ai massoni, agli ebrei, ai musulmani e alle mafie degli immigrati". Perché dunque dovremmo stupirci che, arrivati al governo, vogliano prendere le impronte ai bambini rom?

Da anni, ad ogni elezione nelle valli padane, i leghisti affiggono manifesti "giù le mani dai nostri bambini" appropriandosi appunto del vecchio pregiudizio razzista sul misterioso popolo dei ladri di neonati, agitando la leggenda della corte dei miracoli. Si sa che in tutta l'Europa centrale, che registrava il tasso più alto di popolazione zingaresca, per ben tre secoli decreti e leggi furono emanati per "liberare" i bambini degli zingari dai loro genitori naturali, sino alla soluzione finale nazista e dunque all'internamento di adulti e pargoli. Ne furono sterminati più di cinquecentomila. Ebbene, oggi nel rilancio dell'antico pregiudizio con in più la certezza che i bambini rom non siano bambini ma complici, solo criminali in miniatura e dunque più pericolosi e più sfuggenti, c'è la vecchia idea che tutti i bambini del mondo sono allevati per ereditare "la scienza" di papà. E dunque: la criminalità è un destino che il bambino rom ritrova in fondo a se stesso come una roccia.

E va bene che il bambin Gesù non era rom, ma la chiesa che in Italia fonda la sua forza molto più sull'immagine dolce del bambinello che su quella del crocifisso, potrebbe almeno dire che i bambini non si toccano. La Chiesa sì che può (deve) permettersi i buoni sentimenti. Non era Gesù che voleva che lasciassero i bambini venire a lui? La Chiesa, che punisce e scomunica in materia di sesso e di scienza, perché tollera e accetta le volgarità dei leghisti contro i marginali e contro la gente da marciapiedi, contro i disperati dei semafori e dei campi, contro i loro bambini? La Chiesa, che è l'ecclesia dei naufraghi, dei diseredati e dei dannati della Terra, perché non interviene? Forse perché i bimbi rom non fanno beneficenza come il terribile boss della Magliana Renato De Pedis che - lo ha raccontato mercoledì Filippo Ceccarelli - è stato sepolto nel più esclusivo cimitero del Vaticano, "sarcofago di marmo bianco, iscrizioni in oro e zaffiro, l'ovale della foto" e "un attestato di grande benefattore dei poveri..., che ha dato molti contributi per aiutare i giovani, interessandosi in particolare per la loro formazione cristiana e umana". I bambini rom, non avendo avuto la fortuna di essere educati da quel sant'uomo di De Pedis, sono rimasti ladruncoli e tutti infedeli, mentre Maroni, come De Pedis, si dichiara fervente cattolico.

Quando Berlusconi nominò Maroni all'Interno pensammo subito che aveva affidato l'Ordine al Disordine. Il ministero dell'Interno serve a controllare, appunto dall'interno, la tenuta unitaria del Paese contro tutte le cellule disgregative, tanto sociali (delinquenti) quanto politiche (eversori). Ebbene, si sa che la Lega secessionista è una subcultura politica che da più di venti anni attenta, per come può, all'unità del Paese e alla sua legge. Berlusconi, che pensa di essersi liberato del lavoro più sporco affidandolo al suo ministro-mastino, ha in realtà ceduto il controllo dell'eversione all'eversore da controllare. E Maroni, che nella Lega è il più pericoloso perché forse è il meno brutto e il meno ridicolo (ha fatto pure le scuole), sta usando gli aspetti più odiosi del ministero dell'Interno - carcere, manette, impronte digitali - per sollevare nuvole di propaganda, per creare effetti placebo alla paura e alle emergenze sociali, in modo da guadagnare ancor più consenso all'eversione.

domenica 6 luglio 2008

Paraocchi

Il consenso intorno al Cavaliere sembra salito rispetto a Maggio.
I "non so" sono diventati in larga parte si e il consenso arriva ad attestarsi introno al 61% [Dati dell' osservatorio del corriere della sera, in contrasto con quelli espressi da "la repubblica" e che esporrò più tardi].

Ciò non sarebbe sicuramente un male, (anzi!) se non fosse però che questo aumento è dovuto ad una politica impostata al più vacuo populismo da piazza.

Come sottolinea Renato Mannheimer nelle analisi degli ultimi sondaggi a questo riguardo, la fotografia dell' elettore di centro destra medio, o meglio, del cittadino che esprime consenso a favore dell' odierna opera di governo del Presidente del Consiglio, si riconosce nell' opinione data (e largamente condivisa) sulle ultime vicende che hanno coinvolto il nostro paese da uno degli intervistati: «se Berlusconi fa una politica che mi aggrada per i temi economici e quelli della sicurezza, faccia pure tutto quello che vuole per difendersi dai giudici. La cosa non mi riguarda».

La miopia è evidentemente entrata stabilmente a far parte del modo di essere Italiani.
E questo non è dovuto tanto al consenso assegnato una volta a Tizio, una volta a Caio (anche se mai comunque fino a queste percentuali), quanto al fatto che questo sia assicurato da politiche di tal guisa, mediocri nell' immediato, pessime/terrificanti sul medio-breve periodo.

Per di più, rozze e populiste a tal punto da spingere persino figure di primissimo riguardo del Clero (e della relativa stampa Cristiana) a schierarsi apertamente contro certe manovre ed operazioni portate avanti dall' esecutivo, riuscendo addirittura a distogliere la spasmodica attenzione che riversano sui temi dei diritti alle coppie omosessuali (per ultimo vi è il Monsignor Gianfranco Bottoni «Solo un regime fascista o populista arriverebbe a tali metodi dittatoriali. Oso sperare che non siamo caduti così in basso»).

E' a questo riguardo che mi preme oggi pubblicare un post già presente su Toghe.Blogspot


“Nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso ...”





di Alexis de Tocqueville


«Può tuttavia accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro.

In effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso.

Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e dell’abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare.

Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti.

In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri ...

Se un individuo abile e ambizioso riesce a impadronirsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso.

Basterà che si preoccupi per un po’ di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a rispondere del resto.

Che garantisca l’ordine anzitutto!

Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell’ordine è già schiava in fondo al cuore, schiava del suo benessere e da un momento all’altro può presentarsi l’uomo destinato ad asservirla.

Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei propri affari privati i più piccoli partiti possono impadronirsi del potere.

Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all’universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo».


«Se un potere dispotico si insediasse nei paesi democratici, esso avrebbe certamente caratteristiche diverse che nel passato; sarebbe più esteso ma più sopportabile, e degraderebbe gli uomini senza tormentarli.

Un sistema che potrebbe sembrare paterno, ma che al contrario cercherebbe di fissare gli uomini alla loro infanzia, preferendo che si divertano piuttosto che pensare [...].

Vedo una folla immensa di uomini tutti simili, che girano senza posa su se stessi per procurarsi i piaceri minuti e volgari di cui nutrono la propria anima.

Ognuno di loro considerato in sè è come estraneo al destino di tutti gli altri [...].

Quanto al resto dei concittadini, non li vede; li tocca, ma non li sente [...]»


da De la démocratie en Amerique, 1840.





sabato 5 luglio 2008

Ir Gioo der Ponte a noi ci fa le seghe


Potrebbe tranquillamente essere un titolo del Vernacoliere atto a irridere Pisa e i pisani. Tuttavia, questo post, non intende in primo luogo (in secondo luogo sempre) irridere il tradizionale gioco cittadino pisano, ma vuole parlare del relativo gioco cittadino livornese: il Palio Marinaro, una sfida tra i rioni della città a colpi di remi per aggiudicarsi il trofeo più ambìto della stagione remiera livornese.
Domenica 6 Luglio, cioé domani, a Livorno, alle 18:00, avrà luogo l'84° Palio Marinaro, la gara più importante della stagione remiera livornese.
Questa gara, come le altre gare remiere livornesi, è divisa in due parti: una riservata alle gozzette a 4 remi, che avrà luogo alle 18:00, e una riservata ai gozzi a 10 remi, che avrà luogo alle 18:45. Sebbene questa sia l'84^ edizione, il Palio Marinaro risale ufficialmente al 1606, quando in onore del Granduca Ferdinando I fu indetta una "regata di popolo", questo tipo di regate era assai diverso da quelle disputate oggi: infatti la regata consisteva in una gara tra quattro lance con 8 vogatori ciascuna più timoniere e montatore, le quali dovevano compiere un giro di forma quadra per tornare al punto di partenza e far partire il montatore che risalendo un canapo doveva arrivare a strappare il palio posto sulla cima di un'antenna; questa formula fu conservata fino agli inizi del '900, quando, dopo l'ennesimo morto (causa caduta dall'antenna su una banchina) fu deciso di abolirlo. Negli anni '20 si volle riprendere a correre il palio, però fu decisa una nuova formula, ovvero quella attuale (anche se ci sono stati dei relativi cambiamenti nel corso degli anni). Dal 2005 è stato reintrodotto il Palio dell'Antenna per riprendere la più antica e tradizionale delle gare remiere livornesi (quest'anno si svolgerà il 19 Luglio sera nelle acque del porto).
Tornando al palio, esso si svolge nello specchio d'acqua antistante i Bagni Pancaldi e la Terrazza Mascagni ed ha le seguenti regole: le imbarcazioni gareggiano tutte insieme, ognuna ha a disposizione un corsia di gara (come nel nuoto in vasca); il tracciato è lungo circa 2000m ed è suddiviso in 4 segmenti di circa 500m cadauno, con relativi tre giri di boa, ciascuna boa è contraddistinta dalla bandiera relativa al rione in questione.
Inoltre il Palio funziona tipo un campionato di calcio, nel senso che ci sono promozioni e retrocessioni: il rione vincitore del palio riservato alle gozzette a 4 remi viene promosso (per l'anno successivo) nella serie dei gozzi a 10 remi, viceversa, l'ultimo rione arrivato al traguardo nel palio riservato ai gozzi a 10 remi viene retrocesso nella serie delle gozzette a 4 remi.
Le boe (e quindi le corsie di gara) sono sorteggiate, il sorteggio avviene oggi, Sabato 5 Luglio alle ore 17:00 presso il Comune di Livorno, inoltre esso è aperto al pubblico.
Il palio, dal punto di vista tecnico, è una gara completa perché è necessaria la bravura del timoniere nel compiere le virate alle boe e anche la potenza e la resistenza dei vogatori che devono andare a tutta mentre vanno da una boa all'altra. In media la gara dura intorno ai 10 min per i gozzi a 10 e intorno ai 15 min per le gozzette a 4 remi.
Per assistere alla manifestazione avete due postazioni possibili: una, gratuita, lungo la balaustra della Terrazza Mascagni e lungo gli scogli sottostanti, l'altra, a pagamento, dai Bagni Pancaldi (dove potete passare una giornata al mare e ammirare il palio), c'è poi una terza possibilità, ovvero assistere alla gara a bordo di una barca (sempre che ne abbiate una o che conosciate qualcuno che ce l'abbia) posizionati lungo il lato ovest del campo di regata.

Concludo sfottendo un po' il gioco del ponte: ma volete mettere dei ragazzi che si sfidano tra loro in potenza e abilità e sfidano contemporaneamente le forze della natura (sole, vento e soprattutto mare), con delle mandrie di grassi contadini che si spingono lungo un ponte per vedere chi è il più forte (il gioco del ponte è tipo un tiro alla fune al contrario, ovvero bisogna spingere e non tirare).


Buon divertimento!


maggiori info su
http://www.paliomarinaro.com/

altri link utili:
http://www.fotolivorno.net/ITALGareRemiere.html
http://www.comune.livorno.it/_livo/pages.php?id=2022&lang=it

venerdì 4 luglio 2008

Viva la Democrazia!!

I sottoscritti professori ordinari di diritto costituzionale e di discipline equivalenti, vivamente preoccupati per le recenti iniziative legislative intese:
1) a bloccare per un anno i procedimenti penali in corso per fatti commessi prima del 30 giugno 2002, con esclusione dei reati puniti con la pena della reclusione superiore a dieci anni;
2) a reintrodurre nel nostro ordinamento l'immunità temporanea per reati comuni commessi dal Presidente della Repubblica, dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dai Presidenti di Camera e Senato anche prima dell'assunzione della carica, già prevista dall'art. 1 comma 2 della legge n. 140 del 2003, dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 24 del 2004, premesso che l'art. 1, comma 2 della Costituzione, nell'affermare che "La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione", esclude che il popolo possa, col suo voto, rendere giudiziariamente immuni i titolari di cariche elettive e che questi, per il solo fatto di ricoprire cariche istituzionali, siano esentati dal doveroso rispetto della Carta costituzionale,

rilevano, con riferimento alla legge di conversione del decreto legge n. 92 del 2008, che gli artt. 2 bis e 2 ter introdotti con emendamento a tale decreto, sollevano insuperabili perplessità di legittimità costituzionale perché:
a) essendo del tutto estranei alla logica del cosiddetto decreto-sicurezza, difettano dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza richiesti dall'art. 77, comma 2 Cost. (Corte cost., sentenze n. 171 del 2007 e n. 128 del 2008);
b) violano il principio della ragionevole durata dei processi (art. 111, comma 1 Cost., art. 6 Convenzione europea dei diritti dell'uomo);
c) pregiudicano l'obbligatorietà dell'azione penale (art. 112 Cost.), in conseguenza della quale il legislatore non ha il potere di sospendere il corso dei processi, ma solo, e tutt'al più, di prevedere criteri - flessibili - cui gli uffici giudiziari debbano ispirarsi nella formazione dei ruoli d'udienza;
d) la data del 30 giugno 2002 non presenta alcuna giustificazione obiettiva e razionale;
e) non sussiste alcuna ragionevole giustificazione per una così generalizzata sospensione che, alla sua scadenza, produrrebbe ulteriori devastanti effetti di disfunzione della giustizia venendosi a sommare il carico dei processi sospesi a quello dei processi nel frattempo sopravvenuti; rilevano, con riferimento al cosiddetto lodo Alfano, che la sospensione temporanea ivi prevista, concernendo genericamente i reati comuni commessi dai titolari delle sopra indicate quattro alte cariche, viola, oltre alla ragionevole durata dei processi e all'obbligatorietà dell'azione penale, anche e soprattutto l'art. 3, comma 1 Cost., secondo il quale tutti i cittadini "sono eguali davanti alla legge".

Osservano, a tal proposito, che le vigenti deroghe a tale principio in favore di titolari di cariche istituzionali, tutte previste da norme di rango costituzionale o fondate su precisi obblighi costituzionali, riguardano sempre ed esclusivamente atti o fatti compiuti nell'esercizio delle proprie funzioni. Per contro, nel cosiddetto lodo Alfano la titolarità della carica istituzionale viene assunta non già come fondamento e limite dell'immunità "funzionale", bensì come mero pretesto per sospendere l'ordinario corso della giustizia con riferimento a reati "comuni".

Per ciò che attiene all'analogo art. 1, comma 2 della legge n. 140 del 2003, i sottoscritti rilevano che, nel dichiararne l'incostituzionalità con la citata sentenza n. 24 del 2004, la Corte costituzionale si limitò a constatare che la previsione legislativa in questione difettava di tanti requisiti e condizioni (tra cui la doverosa indicazione del presupposto - e cioè dei reati a cui l'immunità andrebbe applicata - e l'altrettanto doveroso pari trattamento dei ministri e dei parlamentari nell'ipotesi dell'immunità, rispettivamente, del Premier e dei Presidenti delle due Camere), tali da renderla inevitabilmente contrastante con i principi dello Stato di diritto.

Ma ciò la Corte fece senza con ciò pregiudicare la questione di fondo, qui sottolineata, della necessità che qualsiasi forma di prerogativa comportante deroghe al principio di eguale sottoposizione di tutti alla giurisdizione penale debba essere introdotta necessariamente ed esclusivamente con una legge costituzionale.

Infine, date le inesatte notizie diffuse al riguardo, i sottoscritti ritengono opportuno ricordare che l'immunità temporanea per reati comuni è prevista solo nelle Costituzioni greca, portoghese, israeliana e francese con riferimento però al solo Presidente della Repubblica, mentre analoga immunità non è prevista per il Presidente del Consiglio e per i Ministri in alcun ordinamento di democrazia parlamentare analogo al nostro, tanto meno nell'ordinamento spagnolo più volte evocato, ma sempre inesattamente.




giovedì 3 luglio 2008

Come è bello votare in Sicilia!

Sabina guzzanti al Corriere della Sera

Caro direttore, sull'aereo al ritorno da un viaggio di un mese per un lavoro sulla satira nel mondo, ho preso l'Espresso per aggiornarmi un po'. Meno male che avevo la cintura di sicurezza perché rischiavo di cadere dalla sedia! La notizia è scioccante. L'articolo di apertura dice che Berlusconi ha mostrato il suo vero volto: non un grande statista ma un uomo che pensa solo a fare leggi per sé! Ha ingannato l'opposizione con straordinaria abilità! La sua performance è stata talmente geniale e inaspettata (sorrideva! Lui che non ha mai sorriso!), che ha ingannato perfino Veltroni ! Appena atterrata vengo a sapere della manifestazione dell' 8 luglio. I commenti che sento e che leggo in proposito sono sempre gli stessi. La gente non arriva alla quarta settimana questi sono i problemi, non le intercettazioni, non la giustizia, non la difesa della vecchia obsoleta Costituzione, non la difesa dei giornalisti che sono una casta e che se non scendono in piazza loro non si capisce perché dovremmo scendere in piazza noi, non la difesa dei magistrati che sono un'altra casta. Shenderovich, satirista russo, lavorava ad un programma con il 50% di share, è stata una delle prime vittime di Putin.

Sono anni che può esprimersi solo in una radio dissidente e la gente che ha votato Putin continua a fermarlo per chiedergli: come mai non ti si vede più in tv? Shenderovich osserva acutamente che la sua gente non associa la libertà al benessere. Guardano l'Occidente e vorrebbero quello stile di vita. Non capiscono che questo stile di vita è stato raggiunto grazie alla libertà. E votano Putin in massa. Tutti proviamo fastidio a risentire la parola girotondi, proviamo fastidio al nome di Di Pietro, al nome Veltroni, Fava e ormai anche Vendola. Sarebbe meglio che ci fossero dei politici che ci convincono di più ma non ci sono. Nell'attesa dell'arrivo del messia una manifestazione è stata convocata l'8 luglio e bisogna andarci. Il leader plebiscitario Veltroni dice che si tratta dei soliti quattro gatti. Su Veltroni non c'è altro da aggiungere al commento di Altan: - Si manifesta in autunno. - A che ora? La ragione per cui non si arriva alla quarta settimana è che tutti i settori della nostra società, compresi tutti quelli che dovrebbero svolgere attività di controllo, sono corrotti. La ragione per cui stiamo male e staremo peggio è che siamo governati da ladri. È grazie alle intercettazioni che sono state fermate le scalate alle banche da parte di Berlusconi, della Lega e del Pd, grazie alle intercettazioni e soprattutto grazie al fatto che siano state rese pubbliche a mezzo stampa Fazio è stato costretto a dimettersi e ora ci troviamo con Draghi che è onesto e capace. La violazione della privacy è già punita dalla legge, Anna Falchi ha avuto giustizia. Gli italiani continuano ad essere truffati dalle banche, dai partiti, dall'ultimo arrivato come Fiorani che con in tasca decine di milioni di euro rubati alle vecchiette che poi votano Berlusconi, ci saluta dai canali Mediaset, sempre educativi, ballando a torso nudo a casa di Lele Mora.

Sabina Guzzanti