domenica 6 luglio 2008

Paraocchi

Il consenso intorno al Cavaliere sembra salito rispetto a Maggio.
I "non so" sono diventati in larga parte si e il consenso arriva ad attestarsi introno al 61% [Dati dell' osservatorio del corriere della sera, in contrasto con quelli espressi da "la repubblica" e che esporrò più tardi].

Ciò non sarebbe sicuramente un male, (anzi!) se non fosse però che questo aumento è dovuto ad una politica impostata al più vacuo populismo da piazza.

Come sottolinea Renato Mannheimer nelle analisi degli ultimi sondaggi a questo riguardo, la fotografia dell' elettore di centro destra medio, o meglio, del cittadino che esprime consenso a favore dell' odierna opera di governo del Presidente del Consiglio, si riconosce nell' opinione data (e largamente condivisa) sulle ultime vicende che hanno coinvolto il nostro paese da uno degli intervistati: «se Berlusconi fa una politica che mi aggrada per i temi economici e quelli della sicurezza, faccia pure tutto quello che vuole per difendersi dai giudici. La cosa non mi riguarda».

La miopia è evidentemente entrata stabilmente a far parte del modo di essere Italiani.
E questo non è dovuto tanto al consenso assegnato una volta a Tizio, una volta a Caio (anche se mai comunque fino a queste percentuali), quanto al fatto che questo sia assicurato da politiche di tal guisa, mediocri nell' immediato, pessime/terrificanti sul medio-breve periodo.

Per di più, rozze e populiste a tal punto da spingere persino figure di primissimo riguardo del Clero (e della relativa stampa Cristiana) a schierarsi apertamente contro certe manovre ed operazioni portate avanti dall' esecutivo, riuscendo addirittura a distogliere la spasmodica attenzione che riversano sui temi dei diritti alle coppie omosessuali (per ultimo vi è il Monsignor Gianfranco Bottoni «Solo un regime fascista o populista arriverebbe a tali metodi dittatoriali. Oso sperare che non siamo caduti così in basso»).

E' a questo riguardo che mi preme oggi pubblicare un post già presente su Toghe.Blogspot


“Nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso ...”





di Alexis de Tocqueville


«Può tuttavia accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro.

In effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso.

Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e dell’abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare.

Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti.

In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri ...

Se un individuo abile e ambizioso riesce a impadronirsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso.

Basterà che si preoccupi per un po’ di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a rispondere del resto.

Che garantisca l’ordine anzitutto!

Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell’ordine è già schiava in fondo al cuore, schiava del suo benessere e da un momento all’altro può presentarsi l’uomo destinato ad asservirla.

Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei propri affari privati i più piccoli partiti possono impadronirsi del potere.

Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all’universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo».


«Se un potere dispotico si insediasse nei paesi democratici, esso avrebbe certamente caratteristiche diverse che nel passato; sarebbe più esteso ma più sopportabile, e degraderebbe gli uomini senza tormentarli.

Un sistema che potrebbe sembrare paterno, ma che al contrario cercherebbe di fissare gli uomini alla loro infanzia, preferendo che si divertano piuttosto che pensare [...].

Vedo una folla immensa di uomini tutti simili, che girano senza posa su se stessi per procurarsi i piaceri minuti e volgari di cui nutrono la propria anima.

Ognuno di loro considerato in sè è come estraneo al destino di tutti gli altri [...].

Quanto al resto dei concittadini, non li vede; li tocca, ma non li sente [...]»


da De la démocratie en Amerique, 1840.





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