mercoledì 7 novembre 2007

Addio Grande Enzo


Ieri è morto il grande Enzo Biagi all’età di 87 anni; L’unico o forse uno dei pochi giornalisti seri! Di lui ci resterà sempre la sua professionalità, la sua impressionante cultura, la sua estrema intelligenza e la sue astute e pungenti interviste. Nato nel 1920, una volta approdato al liceo, con alcuni compagni prese parte alla realizzazione del giornalino studentesco (soppresso poi dal fascismo). Da qui capisce che diventare giornalista sarebbe stato la realizzazione di un sogno. A 17 anni pubblica il primo di tanti articoli su “L’Avvenire d’Italia” con il quale parte uno stretto rapporto di collaborazione. Nel 1940 fu assunto in pianta stabile dal “Carlino Sera”, versione serale de Il Resto del Carlino, come estensore di notizie, ovvero colui che si occupa di sistemare gli articoli portati in redazione dai reporter. Nel 1942 fu chiamato alle armi ma non partì mai per il fronte a causa di problemi cardiaci che lo accompagneranno per tutta la vita. Nel 1943 fu costretto a rifugiarsi sulle montagne e qui aderì alla Resistenza combattendo nelle brigate “Giustizia e Libertà” legate al Partito d’Azione. Terminata la guerra, entrò con le truppe alleate a Bologna e fu proprio lui ad annunciare alla radio locale l’avvenuta e tanto sperata liberazione. Poco dopo fu assunto come inviato speciale e critico cinematografico al Resto del Carlino.

Enzo Biagi ha lavorato per la Rai e per i maggiori quotidiani e settimanali italiani, dal Corriere della Sera a Repubblica, dalla Stampa al Giornale nuovo al Resto del Carlino, da Panorama all’Espresso, da Epoca ad Oggi, pubblicando più di ottanta libri.

Nel 1995 iniziò la trasmissione Il Fatto, un programma di approfondimento dopo il Tg1 sui principali fatti del giorno, di cui Biagi era autore e conduttore. Nel 2004 Il Fatto, fu nominato da una giuria di giornalisti il miglior programma giornalistico realizzato nei cinquant’anni della Rai. L’intervista a Roberto Benigni nel 2001 durante la campagna elettorale valida per le elezioni politiche, scatenò roventi polemiche contro Benigni e contro Biagi. Il deputato di Alleanza Nazionale e futuro ministro delle comunicazioni, Maurizio Gasparri, parlando ad un’emittente lombarda, auspicò l’allontanamento dalla Rai dello stesso Biagi. Il 18 aprile 2002 l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, mentre si trovava in visita ufficiale a Sofia, dichiarò nel corso di una conferenza stampa: « La Rai tornerà ad essere una tv pubblica, cioè di tutti, non partitica, [...]come è stata durante l’occupazione militare della sinistra. L’uso fatto da Biagi, da quel...come si chiama? Ah Santoro e da Luttazzi è stato veramente criminoso e fatto con i soldi di tutti. Preciso dovere di questa dirigenza sia quello di non permettere più che questo avvenga. [...] Ma siccome non cambieranno... ». A queste dichiarazioni lo stesso Biagi risponde « Il presidente del Consiglio non trova niente di meglio che segnalare tre biechi individui: Santoro, Luttazzi e il sottoscritto. Quale sarebbe il reato? [...] Poi il presidente Berlusconi, siccome non intravede nei tre biechi personaggi pentimento e redenzione, lascerebbe intendere che dovrebbero togliere il disturbo. Signor presidente, dia disposizioni di procedere perché la mia età e il senso di rispetto che ho verso me stesso mi vietano di adeguarmi ai suoi desideri [...]. Sono ancora convinto che perfino in questa azienda (che come giustamente ricorda è di tutti, e quindi vorrà sentire tutte le opinioni) ci sia ancora spazio per la libertà di stampa; sta scritto - dia un’occhiata - nella Costituzione. Lavoro qui in Rai dal 1961, ed è la prima volta che un Presidente del Consiglio decide il palinsesto [...]. Cari telespettatori, questa potrebbe essere l’ultima puntata del Fatto. Dopo 814 trasmissioni, non è il caso di commemorarci. ». Le trasmissioni del Fatto proseguirono regolarmente fino alla prima settimana di giugno quando terminò la stagione. La dirigenza Rai decise di cancellare il programma, quando il direttore di Rai Uno, Agostino Saccà, si recò alla commissione parlamentare di vigilanza. Egli dichiarò che l’azienda doveva controbbattere Striscia la notizia e non poteva permetterselo con una trasmissione di cinque minuti che aveva conosciuto nell’ultimo periodo un calo di 3-4 punti di share (MADDAVERO!?!?!?). La dichirazione fu contestata dai commissari del centro-sinistra, durante l’audizione, perché naturalmente i dati Auditel dichiaravano che il Fatto aveva uno share del 27,92% di media(quasi otto milioni di telespettatori).In seguito, il 17 aprile, furono diffuse le nuove nomine della Rai. Rai Uno venne affidata a Fabrizio Del Noce, ex deputato di Forza Italia (guarda caso), che dichiarò che “stava studiando una soluzione idonea per il Fatto e per Enzo Biagi” (magari fuori dal palinsesto vero!?!). Successivamente, Saccà e Del Noce proposero a Biagi diverse soluzioni alternative per la collocazione del Fatto: alle 13:00, dopo il Tg1 delle 12:30 (ipotesi respinta da Biagi), poi alle 19:50 (ipotesi respinta anche questa: “Peggio della prima! È assurdo fare l’approfondimento prima della notizia”). Del Noce imputò a Biagi il crollo degli ascolti (che non c’è mai stato) perché “col suo vittimismo ha scatenato verso Rai Uno un accanimento senza precedenti”. Biagi decise di lasciare Rai Uno e intavolò trattative con il direttore di Rai Tre, Paolo Ruffini, per riprodurre Il Fatto sulla sua rete alle 19:53, dopo il Tg3 e i telegiornali regionali. Alla diffusione della notizia, il presidente Rai Baldassarre dichiarò: “E’ una bella notizia, ma troppo costosa per Rai Tre”. Saccà replicò, con una lettera al quotidiano La Repubblica (che stava dando grande risalto alla vicenda), che il programma non poteva essere trasmesso per esigenze pubblicitarie (ma guarda che erano forti ad inventare scuse). Il 26 settembre Saccà inviò ad Enzo Biagi una raccomandata con ricevuta di ritorno, in cui gli spiegava, con toni formali, che Il Fatto era sospeso, così come le trattative fra lui e la Rai; si sarebbe trovato il tempo più in là per fare un nuovo programma, magari dai temi più leggeri. Biagi, esausto per quell’interminabile tira e molla, offeso per i contenuti di quella raccomandata che secondo la sua interpretazione “lo cacciava ufficialmente dalla Rai”, decise di non rinnovare il contratto e di chiudere il legame fra Biagi e la Rai. La Rai riconobbe il lungo lavoro di Biagi “al servizio dell’azienda” e pretese che in cambio non lavorasse per nessun’altra rete nazionale per almeno due anni (ma sentili!!! Forse gli rompeva che potesse spaccare i maroni alle solite persone ma da un altro canale, forse uno dei pochi canali non comandati da San Silvio). Saccà e Baldassare, dopo le numerose polemiche sorte dopo la “radiazione” dalla Rai ai danni di Biagi, dichiararono ai giornali che “Biagi non era stato mandato via” (ma noooo), che quella era solo un’invenzione dei giornalisti, che Enzo Biagi era il presente, il passato e il futuro della Rai, che “la presenza di voci discordanti dall’attuale maggioranza, com’è appunto quella di Biagi, era fondamentale”(prima si lancia il sasso, e poi si leva la mano… eh?!?!). Biagi commentò con ironia: “Ma, se allora tutti mi volevano, chi mi ha mandato via?”. Poco dopo, il consigliere d’amministrazione di AN Marcello Veneziani, dichiarò che Biagi con “quella chiusura del contratto, aveva svenato l’azienda e quindi la smettesse di piagnucolare a destra e a sinistra”. Biagi allora rese pubblico il suo contratto di chiusura (e tutti si zittirono).
Tornò in televisione, dopo due anni di silenzio, alla trasmissione “Che tempo che fa” intervistato per una ventina di minuti da Fabio Fazio. Il ritorno di Biagi in tv segnò ascolti record per Rai Tre (menomale che Biagi era “quello che faceva perdere share alla Rai”!). Il giornale Libero, insieme a politici di destra, accusarono Biagi di strumentalizzare la vicenda (non si smentiscono mai!!). Biagi è successivamente intervenuto anche al Tg3 e in altri programmi della Rai. Invitato anche da Adriano Celentano nel suo Rock Politik in una puntata dedicata alla libertà di stampa assieme a Santoro, Biagi declinò l’offerta per motivi di salute. Nella sua ultima apparizione televisiva, Biagi ha affermato che il suo ritorno in Rai era molto vicino e, al termine della trasmissione, il direttore generale della Rai, Claudio Cappon, telefonando in diretta, ha annunciato che l’indomani stesso Biagi avrebbe firmato il contratto e sarebbe tornato alla Rai. Alla notizia, il pubblico in sala è esploso in un grande applauso. Il 22 aprile 2007 è tornato in tv con “RT - Rotocalco Televisivo” (trovate il link sulla vostra destra per riguardare le puntate), aprendo la trasmissione dicendo:
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"Buonasera, scusate se sono un po’ commosso e, magari, si vede. C’è stato qualche inconveniente tecnico e l’intervallo è durato cinque anni”.
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Ricoverato per oltre dieci giorni in una clinica milanese, per problemi cardiaci, nelle ultime ore si erano aggiunti problemi renali e polmonari, che hanno portato alla morte il giornalista nella mattinata di ieri. Pochi giorni prima di morire sembra avesse detto ad un’infermiera, “Si sta come d’autunno \ sugli alberi \ le foglie”, citando la poesia “Soldati” di Ungaretti, aggiungendo poi “ma tira un forte vento...”, segno di una lucidità intellettuale davvero ammirevole per l’età e le condizioni fisiche. Giornalista, saggista e conduttore televisivo, Enzo Biagi è considerato uno dei più autorevoli giornalisti italiani, il cronista che ha accompagnato, raccontandola, la storia d’Italia per oltre mezzo secolo. “Scompare, una grande voce di libertà”, si legge nel messaggio del Capo dello Stato inviato stamani ai familiari del giornalista scomparso. “Egli ha rappresentato uno straordinario punto di riferimento ideale e morale nel complesso mondo del giornalismo e della televisione, presidiandone e garantendone l’autonomia e il pluralismo. Il suo profondo attaccamento - sempre orgogliosamente rivendicato - alla tradizione dell’antifascismo e della Resistenza lo aveva condotto a schierarsi in ogni momento in difesa dei principi e dei valori della Costituzione repubblicana. L’amore per l’Italia e la conoscenza della storia nazionale avevano ispirato la sua opera di scrittore e le sue indagini nel vivo della realtà italiana”. Il presidente del Consiglio Romano Prodi, dopo aver preso coscienza della notizia ha detto: “Scompare con Enzo Biagi, un grande maestro dell’informazione, che ha portato nelle case degli italiani con puntuale attenzione e sensibilità giornalistica le notizie e i commenti di tanti eventi della nostra storia di questi decenni, attraverso la carta stampata, gli schermi televisivi, e i numerosi libri di successo. Figura storica del giornalismo, si è battuto sempre, per la salvaguardia della libertà dell’informazione e del Paese. Lascia in tutti noi un grande vuoto”. Assai diverso è stato il rapporto fra Silvio Berlusconi e Biagi. Nel 1986, Berlusconi tentò in ogni modo di convincere Biagi ad entrare a Mediaset ma Biagi non accettò. Successivamente dopo aver vinto le elezioni nel 2001-02 il Cavaliere lo accusò di “fare un uso criminoso della televisione” e, con quello che fu definito editto bulgaro, indusse i dirigenti Rai (inclini a non dispiacere Berlusconi) a cancellare Biagi, Santoro e Luttazzi dai palinsesti televisivi. Quindi dopo queste affermazioni non vi aspettereste certo queste parole: “al di là delle vicende che ci hanno qualche volta diviso, rendo omaggio ad uno dei protagonisti del giornalismo italiano cui sono stato per lungo tempo legato da un rapporto di cordialità che nasceva dalla stima”;lo dichiara in una nota il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi (STIMA?!?! Della serie “il tuo peggior nemico può diventare il tuo migliore amico, solo dopo che li proibisci di metterti i bastoni tra le ruote”). Vecchio caro burlone, esci vincente da tutte le situazioni; ora verrai raffigurato come colui che passando sopra il passato, perdona l’odiato nemico. BAH!!! Comunque l’importante è che di Biagi resti per sempre colui che era e che sempre si ricordi ciò che ha fatto.

Questo era Enzo Biagi: oltre che un Giornalista, un grande Maestro…
Addio Grande Enzo

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Se ne va un grande giornalista. Ciò che sembra essersene andata con lui è la speranza che ci siano ancora persone in grado di far del buon giornalismo, in grado di analizzare i fatti non di elencare opinioni, in grado di impegnarsi nel "giornalismo d'analisi".
Consiglio a tutti di leggere "Era Ieri" di Enzo Biagi una sorta di autobiografia a temi che mostra un Biagi inedito, non solo giornalista ma anche uomo. La sensazione che avrete dopo averlo letto sarà quella di vederlo un po' più vicino a voi (umanamente parlando) e poi desidererete fare almeno un decimo delle cose che ha fatto lui nella sua vita.

KciN ha detto...

Addio Enzo!

Ci mancherai!

Fabri ha detto...

Anonimo, ci piacerebbe sapere chi sei, perchè il tuo commento è molto intelligente... se hai un blog comunicacelo così ci linkiamo a vicenda.

KciN ha detto...

Guarda caso lo pseudo giornalista Gianni Riotta nel ricordare Enzo Biagi si è scordato dell' "editto bulgaro"...Che caso!

Anonimo ha detto...

sono l anonimo di prima..ossia Silvia..scusate ma sono distratta e non mi sono firmata!
eh Nick..come direbbe Travaglio (e infatti cito alcune sue frase dal libro "La scomparsa dei fatti" che consiglio a tutti):
C' è chi nasconde i fatti perchè non vuole rogne e tira a campare galleggiando,barcamenandosi,slalomando.
C'è chi nasconde i fatti perchè quelli che li raccontano se la passano male.
C'è chi nasconde i fatti perchè è politicamente scorretto affondare le mani nella melma,si rischia di spettinarsi e di guastarsi l abbronzatura,molto meglio attenersi al plitically correct.
Potrei andare avanti ancora un po' ma lascio la parola a voi che scrivete gli articoli e vi propongo,magari con calma perchè è davvero ampio e delicato come argomento, di affrontare il tema dell 'Informazione,può essere interessante.
Silvia (questa volta mi sono addirittura firmata due volte!!)