sabato 25 ottobre 2008

NOI NON ARRETRIAMO


Ne parlano anche i media adesso.

Messi alle strette da una protesta dilagante, che coinvolge trasversalmente numerosissime categorie e la società civile stessa, hanno finalmente deciso di rimuovere, in parte, la coltre di omertà che ricopriva questa mobilitazione.
Dopo la "prima miccia" Pisana, la mobilitazione si è diffusa a macchia d' olio su tutto il territorio Italiano.

Ma per cosa protestano questi " cinque o sei disinformati, manipolati dai Sindacati e dai Comunisti"?

Contro la 133/2008, legge di conversione del D.l Tremonti c.d. "d' Agosto", promosso dopo nove minuti di Consiglio dei Ministri.
Essa, con pochi articoli, da il colpo di grazia all' Università Pubblica, già fiaccata da quindici anni di riforme scellerate e mal gestione.

Cosa prevede la 133:

·I tagli progressivi fino a 1.400 milioni di euro costringeranno gli Atenei a trasformarsi in fondazioni di diritto privato, con un inevitabile e incontrollato aumento delle tasse d'iscrizione: l'Università per tutti di fatto sparirà, l'accesso all'istruzione diventerà un privilegio legato al reddito e non più un diritto.
·La privatizzazione delle Università-fondazioni renderà meno libera e indipendente la ricerca, vincolandola agli interessi dei finanziatori privati: la ricerca di base - non suscettibile di un immediato sfruttamento
economico – sarà annientata.
·La riduzione indiscriminata degli organici (solo 1 nuovo assunto per ogni 5 pensionamenti) renderà del tutto impossibile garantire una didattica di qualità, con un appiattimento generale dell'offerta e l'incapacità di mantenere la copertura anche dei corsi fondamentali.
·Migliaia di precari della ricerca e del settore tecnico-amministrativo vedranno definitivamente svanire - dopo numerosi anni dedicati alla ricerca e all'Università - la possibilità di una stabilizzazione della propria posizione lavorativa. Un licenziamento preventivo. (art. 37 del ddl 1441 quater disposizioni in materia di stabilizzazioni).

Gli effetti di questi provvedimenti graveranno poi su ogni grado dell'Istruzione, negheranno a moltissimi l'accesso alla cultura e, colpiranno inevitabilmente anche le economie delle città universitarie.

Questo disposto non ha nessuna ratio alle sue spalle: sono provvedimenti imposti dal Ministro dell Economia per ridurre il debito pubblico, trattando l' Università come una semplice voce di bilancio, in un contesto generale che il giornalista Travaglio ha recentemente delineato con molta efficacia:




Noi non ci stiamo.

Grazie a noi studenti, finalmente la società civile si muove a difesa di un bene che rischia l' estinzione da tempo e che il prossimo anno ci verrà definitivamente sottratto: L' Istruzione Libera, Democratica, Plurale.

Dalla distruzione delle scuole elementari (settore in cui siamo leader in Europa) fino alle Università, il governo vuole privarci del nostro diritto ad una Coscienza Critica, capace di discernere ciò che riceve e argomentare quel che afferma.Vogliono una società di amebe, di ectoplasmi ubbidienti ed incapaci, da asservire per le loro squallide e pre moderne esigenze.

Mi raccomando, teniamo gli occhi ben aperti, i meccanismi di autotutela del sistema politico si stanno già attivando: disarticoleranno la protesta con l' aiuto dei media e dei docenti compiacenti nei prossimi mesi, annunciando con la solita ridondanza esigui correttivi alle manovre finanziarie concernenti le Università. Ci convinceranno che erano solo i talgi il problema e che, ora che questo problema è stato "risolto", non ci sarà più motivo alcuno per scendere in piazza.

Agitando il suo capote rosso, il matador cercherà di distrarci dalla spada che tiene pronta dietro la schiena.

Questa spada è costituita dall' Art. 16 della legge 133:

Facoltà di trasformazione in fondazioni delle Università


I Comma = [...] Le Università pubbliche possono deliberare la propria trasformazione in fondazioni di diritto privato. La delibera di trasformazione e' adottata dal Senato accademico a maggioranza assoluta ed e' approvata con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze. La trasformazione opera a decorrere dal 1° gennaio dell'anno successivo a quello di adozione della delibera.
II Comma = Le fondazioni universitarie subentrano in tutti i rapporti attivi e passivi e nella titolarità del patrimonio dell'Università. Al fondo di dotazione delle fondazioni universitarie e' trasferita, con decreto dell'Agenzia del demanio, la proprietà dei beni immobili già in uso alle Università trasformate.

Avete capito bene. Da Ente Culturale a società di capitali, con questo articolo le Università non saranno più tali.

Estinzione del Pluralismo e dell' Indipendenza

Tramite questa previsione, cesseranno di esistere, da un lato, le Facoltà non appetibili per il mondo dell' Impresa (tra le tante: Lettere, Storia, Filosofia, ma anche Scienze Politiche), dall' altro, entreranno nel Consiglio di Amministrazione delle Università i privati che i capitali nelle università investiranno.

Le Università non saranno più pubbliche ma private

Messe alle strette dai tagli al FFO, le strade percorribili per gli Atenei Italiani saranno soltanto due: Il commissariamento (Il Governo, con nomina di apposito Commissario ad acta, potrà cosi direttamente controllare e gestire l' università), o la trasformazione in fondazioni di diritto privato.
Sempre ammesso che la pessima classe imprenditoriale Italiana decida, dal nulla (non lo ha mia fatto, ad oggi), di spostare parte dei propri fondi all' interno delle Università, ecco cosa succederà:

_ Gli imprenditori entreranno nel Consiglio di Amministrazione: Avendo messo i contanti, legittimamente pretenderanno di amministrare l' ente che finanziano.
Ogni decisione (assegnazione delle cattedre, assunzione del personale, linee della didattica, progetti di ricerca da finanziare) passerà quindi dalle loro mani, con buona pace dei Diritti Costituzionali di Indipendenza, Autonomia e Libertà che l' Università dovrebbe promuovere nel perseguimento della c.d. Alta Formazione.

_ Pacchetti regalo per i finanziatori: «Al fondo di dotazione delle fondazioni universitarie e' trasferita, con decreto dell'Agenzia del demanio, la proprietà dei beni immobili già in uso alle Università trasformate». I vari Rettorati, palazzi della Sapienza, biblioteche, insieme con tutti gli edifici storici più importanti di questa istituzione non ci apparterranno più. A possederle saranno d' ora in avanti soltanto un ristretto gruppo di affaristi privati che le gestirà a propria discrezione.


La trasformazione in Fondazioni: L' obbligo imposto dal IX comma

«La gestione economico-finanziaria delle fondazioni universitarie assicura l'equilibrio di bilancio. Il bilancio viene redatto con periodicità annuale. Resta fermo il sistema di finanziamento pubblico; a tal fine, costituisce elemento di valutazione, a fini perequativi, l'entità dei finanziamenti privati di ciascuna fondazione.»

Anche se più che Italiano sembra Cirillico, il messaggio che si cela dietro questo crittografico articolo è chiaro:

_ L' obiettivo primario delle Fondazioni è assicurare l' equilibrio di bilancio: Il Cda delle Università Pubbliche potrà deliberare tutti i tagli e gli aumenti delle tasse necessari per il raggiungimento di tale scopo.

_ Il capitale pubblico emigra: Quei pochi spiccioli che nei prossimi cinque anni (e da li, a regime per tutti gli anni a venire) lo Stato investirà nell' Università verrà addirittura ulteriormente ridotto in funzione degli investimenti privati per ciascuna fondazione.


Considerazioni ulteriori

1) Tutte le recenti uscite su sedicenti motivazioni di questa legge (ancora una volta approvata con la fiducia e senza dibattito parlamentare) sono del tutto infondate e strumentali, in quanto giunte ex post rispetto all' emanazione del D.l. n. 112, che si occupa di obiettivi puramente Finanziari e tributari.


2)Le motivazioni comunque addotte sono a tal punto inconsistenti, da far sospettare legittimamente che dietro ci siano ben altre mire.

«l’Università non è sottofinanziata, sono le risorse che vengono spese male.»


Siamo l' ultimo paese OCSE per finanziamento all' Istruzione e ricerca, preceduti [oggi] soltanto dalla Grecia (che tuttavia riserva a questa una percentuale maggiore del suo PIL).
Ora, con queste manovre, si farà un ulteriore passo indietro.
Mi domando, come si fa a pretender di migliorare qualcosa senza però dare gli strumenti giuridici ed economici necessari a che quei miglioramenti si verifichino?Si parla di malversazioni e di clientelismo e, ci si scorda che questi sono fenomeni Politici prima che accademici.

E' da anni che, nonostante le richieste, le leggi in materia non fanno altro che togliere.
Non si sono mai guardati dal dare all' Università strumenti economici per progredire, per finanziare la ricerca ed il sostentamento degli studenti/ricercatori, per premiare adeguatamente il merito, né si sono forniti di adeguati poteri i Presidi e Rettori per reagire contro le malversazioni ed i fannulloni.

«L'università rischia di finire come l'Alitalia e io voglio mettere mano subito a una riforma.»

Ci sarà poco da riformare, perché con queste manovre dell' Università non resterà neanche l' ombra.

Al suo posto vi saranno tanti piccoli o grandi poli di istruzione privati, gestiti con metodi aziendali per garantire le entrate più che l' istruzione, con tasse che renderanno ai più inaccessibile un diritto che pure gli è garantito dalla Costituzione. Dei "poli" dove la ricerca sarà condizionata dai gruppi di interesse che gestiscono il Cda e, dalle contingenti richieste del mercato. Dove i docenti saranno scelti con criteri determinati discrezionalmente dai vertici degli Atenei, dove le strutture, che prima erano pubbliche, saranno tutte cedute ai finanziatori (niente più ingressi gratuiti nelle biblioteche, nella sale informatiche e, chi sa che ne sarà delle aule studio).

In una società seria l' Istruzione si incoraggia e si finanzia con forza, nell' ottica di garantire a tutti il servizio e di promuovere il merito.Se ci sono malversazioni si individuano e si puniscono, se ci sono problemi organici si riforma la struttura e si provvede alla creazione di strumenti giuridici idonei a garantire il buon andamento di tutto il sistema universitario.

Qui invece si agisce con l' accetta sulla Istituzione nel suo complesso, lasciandone impregiudicati tutti i profili patologici che, per altro, con questi vergognosi tagli, unitamente alla inverosimile privatizzazione tout court del diritto all' Istruzione, saranno destinati a crescere come una vera e propria massa tumorale.

L' Università è messa molto peggio di Alitalia, perché nessuno è disposto a concedergli prestiti ponte, a mobilitarsi in sua difesa.

I posti dove si pratica la libertà di pensiero e di parola e si incoraggia il ragionamento critico non sono buoni serbatoi di voti e, questo la nostra classe dirigente lo sa bene.

Sovvertendo le basi del sistema Costituzionalmente previsto, finiremo per vivere in un paese dove il pubblico finanzia le oligarchie private acchè si curino di gestire un ente puramente patrimoniale che, nutrendosi delle energie economiche e mentali dei giovani che ne faranno parte, perseguirà gli interessi economici dei gruppi di interesse che vi hanno investito.

Il profitto per il sapere, il mercato per l' Istruzione.

Tuttavia, non si rendono conto che cosi facendo innescano un circolo vizioso destinato a far collassare il sistema Italiano intero.

Presi come sono dal cercare in ogni modo di spegnere il cervello, trascurano che il sistema capitalistico competitivo su scala globale in cui siamo inseriti, finirà per rigettarci come una scoria indigesta ai margini del sistema, dove stanno tutti quei paesi non in grado di competere qualitativamente con le nazioni più progredite e avanzate.

Invischiati in un sistema particolaristico e parziale fin dalla sua base accademica, la clientela diventerà l' unico marchio di fabbrica che saremo in grado di promuovere con successo nei confronti degli altri Stati.

Prima, però, dovranno farei i conti con gli Italiani.

Dobbiamo dire no a questo sistema, dobbiamo dire no a questa classe dirigente che ha distrutto tutto quel che ci apparteneva in quanto pubblico, dobbiamo alzare il tiro di questa protesta, farci carico di un movimento che pretenda il superamento dello status quo per l' attuazione di una Cosituzione che, ahimè, a sessant' anni dalla sua nascita, è ancora solo fantascientifica.
Per un paese dove la Giustizia e L' Istruzione siano rimessi al stabilmente al centro.

Prepariamoci a combattere.


3 commenti:

Beca ha detto...

resistere resistere resistere..

comunque discutibile l'organizzazione della manifestazione di giovedi prossimo con partenza alle 9.30! O__O

Fabri ha detto...

L'università è il nostro futuro, ma noi siamo il futuro di questo paese... ci stanno sbriciolando ogni "sogno" per poi sentirci dire, che NOI siamo fannulloni, che NOI non abbiamo più voglia di studiare e che NOI non capiamo l'importanza della formazione universitaria...

Uno schifo!

Giovedì a Roma sarà uno spettacolo e FAREMO SENTIRE LA NOSTRA VOCE!

Anonimo ha detto...

fabrizio!