Di lui ne abbiamo già parlato, ed ora finalmente se ne parlerà anche nei tribunali
Articolo Di Carlo Vulpio
Non fosse stato per l'inchiesta Why Not che tolse al pm Luigi de Magistris — inchiesta in cui finirono indagati anche l'ex ministro della Giustizia Clemente Mastella e l'ex premier Romano Prodi —, nessuno avrebbe mai saputo nulla del dottor Dolcino Favi. Ma da quel 19 ottobre 2007, quando da procuratore generale reggente di Catanzaro avocò a sé Why Not, Dolcino Favi da Siracusa non è più un Carneade. Perché quel giorno adottò il provvedimento più importante della sua vita. E lo fece con un tempismo e una determinazione che forse egli stesso non aveva mai sospettato di avere: Favi avocò Why Not giusto una settimana prima che scadesse la sua «reggenza » e quando il Csm aveva già nominato il procuratore titolare; subito dopo, attuò l'avocazione in una forma mai vista prima, facendo aprire la cassaforte dell'ufficio del pm de Magistris a sua insaputa, prelevandone tutti gli atti d'inchiesta. Disse, Favi, che de Magistris era in conflitto d'interessi, perché aveva iscritto sul registro degli indagati il ministro Mastella, che aveva chiesto il trasferimento del pm. E disse anche, Favi, che doveva essere il tribunale dei ministri a giudicare Mastella, benché de Magistris avesse replicato che Mastella era stato iscritto non da ministro, ma da senatore.
Dopo, diversi mesi dopo, su questi due punti cruciali de Magistris potrà dire di aver avuto ragione. Troppo tardi però. Su di lui, come sul gip di Milano, Clementina Forleo, pende una pesante quanto discutibile richiesta di trasferimento, che per entrambi è basata sullo stesso «giudizio di idoneità» formulato dal membro del Csm Letizia Vacca, che li liquidò definendoli «due cattivi magistrati». Un giudizio basato anche, veniamo a sapere oggi, sulla instancabile opera di denuncia del dottor Dolcino Favi. Ma oggi Favi, che è tornato a fare l'avvocato dello Stato, è indagato dalla procura di Salerno per rivelazione e utilizzo di segreti d'ufficio, diffamazione e calunnia. Uno dei protagonisti, sostengono i pm Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani, dell' operazione di denigrazione e delegittimazione del pm de Magistris, studiata a tavolino dai vertici della magistratura lucana e calabrese in combutta con politici e imprenditori. Tutta gente che adesso è indagata a Salerno.
Non più Carneade, dunque. Ma tanta notorietà forse Dolcino Favi non se l'aspettava. Non solo per l'avocazione di Why Not, ma anche per quella interrogazione parlamentare su di lui presentata nel 1989 da quattro deputati radicali — Mellini, Calderisi, Vesce e Rutelli. In quell'anno, da pubblico ministero a Siracusa, Favi venne accusato di violare sistematicamente le norme a tutela dei diritti fondamentali dell'individuo, di avere rapporti con la malavita, di aver falsificato una delega del procuratore della Repubblica di Messina per il compimento di un atto istruttorio, facendosi da sé un fonogramma e di aver firmato mandati di cattura nei confronti di alcuni magistrati catanesi sulla base di intercettazioni telefoniche irregolari. Non solo. Favi fu anche accusato di aver prodotto davanti al Csm giustificazioni inesistenti, documenti falsi e di aver persino inventato reati per la vicenda di un cavallo imbizzarrito che aveva ferito il pretore di Lentini. Insomma, un vero garantista. E infatti nei confronti di Favi il Csm e la giustizia ordinaria non hanno fatto assolutamente nulla.
venerdì 13 giugno 2008
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