E' stato presentato oggi a Roma, nella sede nazionale della Cgil, il sesto «Rapporto sui diritti globali 2008». Curato dall'Associazione società dell'informazione, il Rapporto è un vasto progetto di monitoraggio e analisi promosso da Cgil, Arci, ActionAid, Antigone, Cnca, Forum Ambientalista, Gruppo Abele e Legambiente.
Condizioni dei migranti
Alle frontiere dell’Unione Europea o degli Stati Uniti «il continuo aumento di controlli e di pratiche per contrastare i flussi di immigrazione illegale portano le organizzazioni criminali dei traffici di migranti a cercare sempre nuove vie e modalità, aumentando i rischi per le persone, che pagano con la vita. Il bollettino di guerra alle migrazioni alle porte della Ue -sottolinea il Rapporto- è drammatico e crescente: almeno 1.860 morti nel 2007, dei quali 1.684 hanno perso la vita nelle acque del Mediterraneo e dell’Atlantico, per un totale complessivo di vittime delle migrazioni verso l’Ue stimato in 12.000 negli ultimi 20 anni».
Per quanto riguarda i centri nei quali gli immigrati vengono trattenuti, nella Ue «i tempi di detenzione superano spesso i tre mesi e possono raggiungere i 20 mesi e più» all’interno di «strutture che nella maggior parte dei casi sono inadeguate e riciclate» ed hanno tra l’altro «condizioni materiali ed igieniche in molti casi insufficienti».
In Italia il 21% delle aziende fa ricorso al lavoro degli immigrati.Verngono impiegati nei «lavori più dequalificati, faticosi e manuali». E il loro stato di salute peggiora.
Infortuni sul lavoro
Le «strutture cardine del sistema sicurezza italiano» hanno mostrato, per quanto riguarda gli infortuni sul lavoro, «tutta la loro interna corrosione: si viaggia ad un ritmo di ben oltre 1.000 morti sul lavoro e più di 900.000 infortuni all’anno». È il Rapporto sui diritti globali 2008, presentato oggi nella sede della Cgil, a sottolinearlo precisando che si tratta delle «cifre ufficiali fornite dall’Inail, senza contare i casi di infortuni anche mortali e gravi che si annidano nel lavoro sommerso ed irregolare, invisibili per definizione alle statistiche ufficiali».
Sotto il profilo normativo, «pur introducendo norme positive ed ampiamente condivisibili, la legge 123/2007 non ha sciolto i nodi irrisolti del sistema di governo della sicurezza. Per molti versi, anzi, ne ha accentuato i limiti laddove ha insistito sulla definizione di profili sanzionatori più severi senza ricondurli a strategie di prevenzione e governo più elastiche, articolate ed incisive».
In un panorama «così critico» non mancano però «elementi e spunti positivi», che vanno «dalle campagne di comunicazione sociale sulla prevenzione e sulla sicurezza alle proposte che tendono al ridisegno sostanziale della vigente normativa».
Criminalità
Per quanto riguarda l' Italia il rapporto mette in evidenza il «divario tra percezione della minaccia della criminalità (l'88% pensa che in Italia vi sia più criminalitá rispetto a cinque anni fa) e effettività dei fenomeni criminali». Nel nostro Paese «avvengono certamente molti reati ma a guardarli nel medio-lungo periodo sono in calo e nel contesto europeo non siamo i peggiori: nelle graduatorie statistiche stilate a livello Ue27, l'Italia risulta essere un Paese relativamente sicuro», afferma il rapporto.
Guerre e armamenti
All’inizio del 2008 si contavano 26 conflitti in corso nel mondo, mentre la spesa militare mondiale ha superato i 1200 miliardi di dollari l’anno. Delle 26 guerre, undici sono in Asia, dieci in Africa, tre in Medio Oriente, una in America Latina e una in Europa, nota il rapporto, secondo il quale «il mondo è troppo instabile per essere gestito come negli ultimi anni». «La risposta data dall’amministrazione Bush/Cheney agli attentati dell’11 settembre 2001 è stata infatti quella auspicata da chi li ha progettati: creare una spirale guerra-terrorismo», afferma il documento, riferendosi alla politica adottata dagli Stati Uniti.
Guerre e armamenti
All’inizio del 2008 si contavano 26 conflitti in corso nel mondo, mentre la spesa militare mondiale ha superato i 1200 miliardi di dollari l’anno. Delle 26 guerre, undici sono in Asia, dieci in Africa, tre in Medio Oriente, una in America Latina e una in Europa, nota il rapporto, secondo il quale «il mondo è troppo instabile per essere gestito come negli ultimi anni». «La risposta data dall’amministrazione Bush/Cheney agli attentati dell’11 settembre 2001 è stata infatti quella auspicata da chi li ha progettati: creare una spirale guerra-terrorismo», afferma il documento, riferendosi alla politica adottata dagli Stati Uniti.
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