giovedì 29 novembre 2007

Le ultime dal Fronte

Il tempo è poco, gli esami incombono, i doveri Istituzionali si fanno pressanti e le notizie sono tante..Per questa volta, accontentatevi di una carrellata-flash!!


Berlusconi lancia il sasso e poi ritira la mano..Che novità!

Forza Italia non si scioglie più?? - «Nessun ripensamento».«Sarà (il ppil) la continuazione ideale di quanto abbiamo fatto finora. Questo partito nascerà dalle fondamenta di Forza Italia e ne sarà il completamento necessario. Non ci sono e non ci possono essere ripensamenti, titubanze, passi indietro; sono anzi sereno e determinato ad andare avanti lungo questa strada, anche perché Forza Italia condivide con me» questo progetto, che è quello di fare «un grande partito dei moderati e dei liberali». «Non si possono scambiare per un ripensamento la necessaria gradualità - spiega - e i necessari adempimenti burocratici e fiscali». Il PdL sarà una confederazione? «Io non ho mai usato questo termine»[No certo..Hai detto "partito rete"].
«Il PdL è un nuovo partito che si fonda sugli elettori, a cui possono partecipare partiti e associazioni»
Ogni commento è superfluo!



Il procuratore generale della Cassazione Delli Priscoli ha chiesto il processo disciplinare per Clementina Forleo (Stiamo freschi!!)

1) La Forleo avrebbe commesso una “negligenza grave e inescusabile” chiedendo alla Camera l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni del caso Unipol-Bnl non solo a carico di Giovanni Consorte, ma anche a carico di Massimo D’Alema e Nicola Latorre, sebbene “estranei al procedimento penale in quanto nessuna iniziativa era stata adottata dal pm” nei loro confronti. Ma il Pg forse non sa che il pm, cioè Francesco Greco, dichiarò subito che i politici non erano stati indagati in base alle intercettazioni perché la legge Boato impedisce di utilizzarle come prove finchè il Parlamento non ne abbia autorizzato l’uso. E il pm titolare dell’inchiesta, Luigi Orsi, aveva chiesto al Gip di chiedere il permesso al Parlamento per procedere non solo a carico dei furbetti (già indagati in base ad altri elementi di prova), ma anche nei confronti di “altri da identificare”: cioè gli interlocutori telefonici dei furbetti, cioè i parlamentari. Quindi il gip non è affatto andato al di là della richiesta della Procura, ma s’è limitato a recepirla e a inoltrarla al Parlamento, con le trascrizioni delle telefonate di cui si chiedeva il permesso all’uso e con una nota che spiegava la loro rilevanza penale anche a carico di due parlamentari. I quali appaiono – da quanto emerge dalle loro parole, non dalle congetture del giudice - “complici consapevoli del disegno criminoso”, cioè dell’aggiotaggio di Consorte & Co.

2) Secondo il Pg, quello della Forleo su D’Alema e Latorre fu “un abnorme, non richiesto e ultroneo giudizio anticipato, espresso in termini perentori, fortemente connotati da accenti suggestivi e stigmatizzatorii”. Ma quella nota era “richiesta” dalla Procura e dalle legge, oltrechè da un dovere di lealtà nei confronti del Parlamento, che doveva ben sapere quale uso si sarebbe fatto delle telefonate, se autorizzate, e nei confronti di chi, e per quale reato. Il giudizio era tutt’altro che “abnorme”, ma perfettamente aderente alla realtà emersa dalle intercettazioni, come può desumere chiunque legga le parole di D’Alema e Latorre, che trafficano con Consorte, per procurargli le alleanze auspicate in vista dell’acquisizione occulta del 51% di Bnl (con Vito Bonsignore e Francesco Gaetano Caltagirone, entrambi soci di Bnl).

3) Scrive ancora sorprendentemente il Pg che la Forleo ha arrecato ai parlamentari, “arbitrariamente coinvolti, un ingiusto danno… con espressioni che hanno leso i diritti personali (la reputazione, il prestigio, l’immagine) di uomini politici”. Ma i parlamentari in questione si sono coinvolti da soli, partecipando attivamente a una scalata occulta e illegale, in pessima compagnia, e poi mentendo spudoratamente quando hanno negato di aver fatto nient’altro che un semplice, innocuo “tifo” per Unipol. E sono gli stessi parlamentari ad avere pregiudicato la propria reputazione, prestigio e immagine mettendosi in combutta con personaggi del calibro di Consorte, Sacchetti, Bonsignore, Caltagirone, alleati di altre preclare figure come Gnutti, Fiorani, Ricucci, Coppola, tre dei quali poi finiti in galera. Che doveva fare, il gip? Scrivere che quelle telefonate di grande rilevanza penale non avevano rilevanza penale solo per evitare di offendere i politici che le avevano fatte? Se lo specchio riflette una brutta faccia, la colpa è del titolare della faccia medesima, non dello specchio. Che queste cose fingano di non capirle i politici interessati, è comprensibile. Fanno propaganda e sollevano polveroni per nascondere le proprie vergogne. Ma che non lo capisca un alto magistrato come il Pg Delli Piscoli, è davvero allarmante.

4) Clementina Forleo, a suo avviso, va pure punita perché un giorno, avendo visto due poliziotti che pestavano un immigrato reo di non aver pagato il biglietto sulla metropolitana, intervenne a farli smettere gridando “è ora di finirla”, salvando il malcapitato dal pestaggio e poi dichiarando ai giornali che i due agenti “l’hanno sbattuto brutalmente per terra”. Che c’è che non va? Così facendo, secondo il Pg, la Forleo “dapprima offendeva l’onore e il decoro degli agenti” e addirittura “la reputazione dell’intero corpo di Polizia dello Stato”, venendo così meno “ai doveri di correttezza e di equilibrio”. Ecco: doveva lasciare che i due completassero l’opera, e magari venissero promossi dirigenti della Polizia o dei servizi segreti, come i loro colleghi del G8 di Genova. Peccato che il magistrato abbia l’obbligo di denunciare i reati di cui è a conoscenza e, se può, di impedire che vengano commessi. Sembra una macabra barzelletta, ma è anche per aver salvato un magrebino da un pestaggio che Clementina Forleo rischia di essere punita dal Csm (lo stesso Csm che ha reintegrato in Cassazione Corrado Carnevale, quello che cassava le condanne dei mafiosi perché mancava un timbro, che riceveva gli avvocati dei mafiosi in casa sua prima delle camere di consiglio, che insultava Falcone e Borsellino anche appena morti ammazzati). Il fatto che si stesse occupando anche dei possibili reati di Massimo D’Alema è puramente casuale.
(ThanksTo: Marco Travaglio)



Why Not - Iannelli (ex P.g a Pisa) si insedia finalmente come Procuratore generale della Repubblica a Catanzaro e detta la sua linea (In bocca al Lupo!)

Bye Bye Dolcino!Non ci mancherai!

IlDomaniOnLine - Tutti hanno notato che è la prima volta che un procuratore generale si presenta ufficialmente convocando la stampa nell’antico palazzo di Giustizia a Catanzaro. Ma lui stesso ha commentato che, “visto il momento storico”, non era evitabile. E d’altro canto con i giornalisti il nuovo pg Vincenzo Iannelli è stato misurato e secco, senza dispensare le spiegazioni che tutti aspettavano in merito alla scottante inchiesta che tiene banco da mesi. Dopo il clamore generato da “Why not” in seguito al coinvolgimento del presidente del Consiglio, del ministro della Giustizia, e di una vasta gamma di uomini delle istituzioni e della politica del Paese, e dopo l’avocazione del caso da parte dell’avvocato generale dello Stato Dolcino Favi, fino a poco tempo fa facente funzioni di pg, sull’inchiesta avviata molto tempo fa dal sostituto procuratore Luigi De Magistris sembra destinato a calare il silenzio più assoluto. Su questa come su tutte le altre a sentire il convincimento di Iannelli, che di rapporti magistratura-stampa non ama sentir parlare. Massimo rispetto, ma gli interessi delle due categorie troppo spesso confliggono, ha chiarito il procuratore. «Non sono abituato, poiché non era così nella regione da cui provengo - ha infatti esordito -, a questo interesse forte da parte della stampa sulle vicende giudiziarie in genere. Ma mi rendo conto che l’interesse è particolarmente accentuato e acuito dalle contingenze giudiziarie che coinvolgono Catanzaro e la Calabria». Poi il magistrato ha cominciato a smorzare le aspettative, chiarendo che il suo primo obiettivo era portare «un saluto alla stampa, perché ritengo che la stampa svolga una funzione importante, che deve essere però - ha aggiunto immediatamente - conciliata nella considerazione delle esigenze della giurisdizione, degli uffici del pubblico ministero, che si trovano solitamente, nella fase delle indagini preliminari, in conflitto con quello che è l’interesse pubblico. Bisogna trovare una linea di mediazione, di condivisione. E la richiesta, l’appello che io faccio alla stampa - ha detto - è della considerazione delle esigenze della giurisdizione. Vi sono circostanze in cui il silenzio della stampa è proficuo alle stesse indagini. Vi chiedo collaborazione in questo, intesa nel senso che la stampa si faccia carico anche degli interessi della giurisdizione, per attenuare e rimandare quello che è l’interesse pubblico alla notizia giornalistica». Sugli interrogativi che i rappresentanti della stampa regionale avevano già annunciato di volergli rivolgere, Iannelli è stato chiaro dall’inizio: «Devo dirvi fin da adesso che, da parte mia, il riserbo del magistrato nei media è un canone assoluto e inderogabile. Il magistrato intanto conserva la sua dignità in quanto dia una rappresentazione di riservatezza e di riservo. questi sono canoni fondamentali per un magistrato. La riserva e la riservatezza possono essere attenuati e minati solo laddove vi sia un fortissimo interesse pubblico che non confligga però con le funzioni e con le attività delle indagini». È stato naturalmente il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri, a porgere i saluti da parte di tutti i colleghi, di una categoria «che - ha detto - per quanto abbia limiti e difetti conserva un ruolo di baluardo della democrazia ». «Noi non vorremmo mai metterla in difficoltà, ma è inevitabile che certi discorsi e questioni vengano affrontati» ha poi detto Soluri, leggendo la dichiarazione diffusa il giorno prima, in cui si anticipava la richiesta rivolta al pg di seguire con particolare attenzione gli sviluppi dell’informativa che è stata richiesta ai carabinieri del Ros in relazione all’attività sviluppata dal cosiddetto superperito Gioacchino Genchi nell’ambito dell’inchiesta “Why not”, e riferendosi alla paventata ipotesi che alcuni colleghi siano stati intercettati nello svolgimento della loro professione nel corso dell’inchiesta. «Non le poniamo domande alle quali lei ovviamente non potrebbe rispondere - ha precisato Soluri -, le chiediamo semplicemente di seguire con attenzione questa vicenda che comunque va ad incidere su un elemento essenziale della libertà di stampa, che riguarda i giornalisti anche come cittadini». «Su questo - ha risposto Iannelli - non potete che avere la più piena adesione del pg e in genere del magistrato. Il magistrato, specie nel contesto politico attuale è il paladino dei diritti, i diritti dei cittadini, dei parlamentari, dei giornalisti. Mi piace ricordare quello che Francesco Carrara, uomo di grande cultura, diceva del processo penale, che è “funzionale anche alla tutela dell’innocente”. Questo è un principio fondamentale che il magistrato penale deve tenere in conto. Il magistrato penale persegue reati, ma nel contesto di questa ricerca deve stare attentissimo alla tutela dell’innocente. Per quanto riguarda la richiesta in questione, traggo le conseguenze di questa mia affermazione. La Procura generale che ha avocato l’indagine svolge la sua attività anche e soprattutto per accertare se sono stati violati i diritti legati alla privacy, diritti legati alle guarentigie parlamentari, i diritti collegati ai limiti della stampa». Il capo redattore dell’Ansa Calabria, Filippo Veltri, ha voluto personalmente ribadire che «l’Agenzia non si farà intimorire da queste vicende di cui cerchiamo di capire i contorni. Siamo tutti soggetti alla legge come qualsiasi altro cittadino, aspettiamo di comprendere se siano stati violati diritti nostri, perché ritrovarsi nei tracciati di un’inchiesta, qualsiasi essa sia, non può che farci domandare il perché». Prendendo spunto dalle sue parole Iannelli ha però domandato: «Ma perché l’interesse della stampa in genere è estremamente forte, accentuato, nell’abbrivio del procedimento penale, e non lo è al suo esito? Io molto spesso rilevo la disattenzione della stampa per l’esito del procedimento. Ma se la stampa deve “educare” la gente, io penso che debba fornire la conoscenza non solo dell’inizio di un procedimento, che è sempre eclatante, ma anche del suo esito, per dare ai cittadini la possibilità di pensare, di acquisire un proprio autonomo pensiero. Se vogliamo valorizzare l’indipendenza e l’autonomia del pensiero di ognuno non dobbiamo, ritengo, mandare messaggi alla gente che non siano equilibrati. Credo che questa sia una mancanza della stampa». Il presidente dell’Ordine ha tuttavia prontamente risposto ricordando che «se il giudice “terzo” parla attraverso le sentenze, nella fase delle indagini preliminari le notizie non derivano ovviamente da sentenze e da ordinanze, e questa non è certo una novità che riguarda solo il caso Catanzaro. Questo fa esplodere un interesse morboso sui media un po’ perché c’è da parte della gente, un po’ perché il giornalista utilizza la notizia riservata per fare il proprio lavoro, che rimane sempre lo stesso, anche nel caso della fase delle indagini. Lì parte di un ruolo pedagogico della stampa, ma non è questo il nostro principale ruolo, che invece è e resta quello di dare notizie, di informare». La parola è poi andata a Massimo Tigani Sava, direttore editoriale de “il Domani”, che ha voluto sottolineare come sia importante ricordare in «Calabria, che è una regione che vive una delle situazioni più complesse dal punto di vista economico, sociale e anche politico, quel che anche recenti pronunce della Cassazione ed emanate a livello internazionale hanno affermato, definendo i giornali un po’ i “cani da guardia” della democrazia. Un messaggio che noi vogliamo ribadire con grande umanità, con grande senso della misura, con grande coscienza del ruolo che svolgiamo nell’ambito della società. In Calabria, da diversi anni a questa parte, credo che la nascita di nuovi giornali e la presenza di tanti colleghi che lavorano abbia arricchito la democrazia, in una regione difficile, una delle più complesse del Paese. Una regione in cui, al di là dei poteri ufficiali, esistono anche altri poteri, come quelli della criminalità ad esempio, con cui fare i conti. Da parte nostra, dunque - ha concluso -, massima disponibilità ad aprire nuove fasi, ma nello stesso tempo rimarcando questo ruolo che quotidianamente svolgiamo, di salvaguardare il tessuto democratico e dei diritti di tutti in una terra difficile». È stato Giuseppe Natrella, responsabile della Adnkronos per la Calabria, a toccare infine lo spinoso argomento che si era tentato accuratamente di tenere lontano fino ad allora, chiedendo quei chiarimenti che tutti attendevano e che, per verità, sono giunti un pochino vaghi, in merito alle sorti di “Why not”, specie ora che Favi è uscito di scena con l’arrivo di Iannelli. Risoluto il procuratore ha risposto di essere completamente «contrario alla personalizzazione dell’indagine, contrario alla spettacolarizzazione dell’indagine, e di conseguenza contrario alla conduzione e all’accentramento di un processo nella “persona”. È l’Ufficio che agisce. È l’Ufficio nella sua complessità e nella sua articolazione che agisce. Il procuratore generale ha una funzione di sovraordinazione, di coordinamento, di consultazione. Se il procuratore generale vede che l’équipe ha una certa idea di un processo, ed è contrario, manifesta il suo pensiero. Fermo restando che se il titolare dell’indagine persegue nella sua idea, contraria a quella del procuratore generale, questi si ferma. La responsabilità è dell’équipe. Il processo Why not, allo stato, è condotto da due valorosi magistrati, molto giovani, che ho avuto la fortuna di conoscere, e di cui ho ammirato l’entusiasmo, il coraggio, l’indipendenza, l’autonomia, l’obiettività. Valuteremo, in questi giorni se questi due magistrati dovranno essere coadiuvati da colleghi della Procura generale. Ma questa è una valutazione che dovrò fare dopo che mi sarò reso conto della realtà di un processo molto complicato, molto complesso, perché vi sono confluiti una serie di fatti e circostanze l’uno diverso dall’altro. Bisogna prima razionalizzare il tutto». Inutili tutti i tentativi di insistere sull’argomento. Iannelli non ha nascosto una punta di stizza: «Dovete rappresentarvi la mia personalità - ha detto -, e dovete modulare, calibrare le vostre domande su questa personalità. Io vi ho detto - ha concluso seccamente - massimo riserbo, massima determinatezza, rispetto assoluto delle funzioni della stampa nella conciliazione con le esigenze della giurisdizione».

Rimanete connessi per futuri aggiornamenti!

Dal Fronte è tutto, restituisco la linea ai miei cari colleghi..E, come sempre..

"Resistere, resistere, resistere"!

Ps: Buone Nuove! La Rai sospende Deborah Bergamini!
Pps: Vi aspetto sul forum per discutere assieme!

1 commento:

Beca ha detto...

Berlusconi presto dirà anche di NON aver MAI detto che la cdl era un'entità.. poi dirà che Fini è il suo migliore alleato e tornerà tutto come prima.. confido solo nell'onore e nella "morale" di fini!