domenica 11 novembre 2007

L'energia tra lobby e cartelli


Ebbene si, la corsa del prezzo del greggio non si arresta, i prezzi sono sempre più alti e la situzione sfiora nell'insostenibile. Nel corso delle contrattazioni asiatiche il petrolio ha toccato il nuovo massimo storico a 97,20 dollari al barile, portando il rialzo mensile al 18%, dopo la decisione del principale produttore messicano, la Pemex, di interrompere la produzione giornaliera di 600 mila barili, pari a un quinto dell'output complessivo del paese a causa di un tempesta tropicale che e' costata la vita a 21 operai nella baia di Campeche.

Siamo tornati a pagare la benzina 1.32/1.34 € al litro, stiamo scherzando spero!!! 3 anni fà la benzina costava meno di 1,00 €, e non scordiamoci che l'estate 2006 nonstante il prezzo al barile fosse intorno ai 70$, la benzina nel mese di agosto e settembre superò gli 1,40 € al litro! Noi europei, in questo momento nonostante il prezzo sia salito sopra i 90$, riusciamo a tenere "basso" (se così si può chiamare) il prezzo della benzina, grazie al continuo guadagno dell'euro nei confronti del dollaro. A spingere i prezzi dell'oro nero al rialzo, è proprio dato anche dalla debolezza del dollaro, che poche ore fa ha toccato il nuovo minimo storico nei confronti dell'euro a 1,4426. "Il mercato e' impazzito - confida un operatore - il raggiungimento dei 100 dollari al barile e' solo una questione di tempo". Come possiamo vedere dal grafico, un prezzo così alto, c'è stato solo all'indomani della guerra tra Iran e Iraq all'inizio degli anni '80. Negli anni successivi (in situazione di "pace") il prezzo del greggio è calato fino a toccare minimi quasi storici (da 90$ a 20$ al barile nel giro di 5 anni). Nei primi anni 90 con l'invasione del Kuwait da parte delle truppe Irachene durante la Guerra del Golfo, il prezzo del petrolio (ricordiamo che parliamo di prezzo al barile) risalì fino ai 51$, ma come in precedenza negli anni successivi il prezzo scese fino a circa 15$ nel 1999. Dopo l'attentato dell'11 settembre 2001 e la successiva dichiarazione di guerra all'Iraq da parte del Presidente americano Bush, il prezzo del petrolio ebbe un paio d'anni di oscillazioni, fino ad arrivare allo scoppio della guerra in Iraq, dove dal 2003 al 2005, il prezzo ebbe un incremento fino ai 40$. Siamo nel 2007, e adesso il prezzo del petrolio è di 97$ al barile! Dal 2005 al 2007, in soli 2 anni... ebbene si, in 2 anni il prezzo del petrolio è più che raddoppiato!!!
Ma cerchiamo di capire il perchè oggi un barile di greggio, cioè 158 litri costa 97$ e che di 1 litro di petrolio, solo il 10% diventa benzina!! E pensate che (nel 2004) il prezzo della benzina era di 34 volte superiore a quello del petrolio grezzo appena estratto (figuriamoci adesso).

L'OPEC (Organization of the Petroleum Exporting Countries), fondato nel 1960, attualmente è composto da 12 paesi, che si sono associati in un cartello economico per negoziare con le compagnie petrolifere aspetti relativi alla produzione di petrolio, prezzi e concessioni. L'Opec controlla circa il 78% delle riserve mondiali di petrolio. Il compito dell'Opec è quello di cercare di regolare la produzione petrolifera e di gestire quindi i prezzi del greggio, principalmente stabilendo delle quote per i suoi membri. L'anno scorso, gli Stati membri dell'OPEC, hanno ricevuto 338 miliardi di dollari di entrate per l'esportazione del petrolio, un incremento del 42 percento rispetto al 2003. Se confrontiamo queste cifre con quelle del 1972, quando gli esportatori di petrolio incassarono 23 miliardi di dollari per le esportazioni, o con quelle del 1977, quando nel seguito della crisi energetica del 1973, essi ricevettero 140 miliardi di dollari, bhè capite da soli. Poiché le vendite di petrolio a livello mondiale, sono denominate in dollari statunitensi, i cambi nel valore del dollaro rispetto alle altre valute, influiscono sulle decisioni dell'OPEC circa la quantità di petrolio da produrre. Quando il dollaro perde rispetto alle altre valute (come stà succedendo in questo momento), i membri dell'OPEC ricevono minori entrate per il loro petrolio, causando dei tagli sostanziali nel loro potere d'acquisto, poiché essi continuano a vendere petrolio in dollari. Dopo l'introduzione dell'Euro, l'Iraq ha deciso unilateralmente di voler accettare pagamenti in tale valuta anziché in dollari.

Durante la Guerra del Golfo del 1990-91, il presidente iracheno Saddam Hussein sostenne che l'OPEC doveva spingere verso l'alto il prezzo del petrolio, aiutando così l'Iraq e gli altri stati membri, a ripianare i debiti. Ricordiamo che durante la Guerra del Golfo, "qualcuno" dette fuoco a 730 pozzi di petrolio (la foto fù scattata da un satellite, i puntini rossi che vedete sono alcuni dei pozzi incendiati), che sono stati spenti dopo 8 mesi con il lavoro delle centinaia di Fire Fighters (i pompieri). Ogni 24 ore erano immesse nell'atmosfera: 100.000 tonnellate di fumo nero, 50.000 tonnellate di anidride solforosa, 20.000 tonnellate di composto di zolfo. Vennero bruciati 6.000.000 di barili di petrolio al giorno equivalenti al doppio della produzione normale del Kuwait e il triplo del consumo giornaliero degli Stati Uniti. Nelle acque del Golfo Persico vennero immesse 1.000.000 di tonnellate di petrolio, cioè l'equivalente del carico di 10 superpetroliere. Dal fronte delle fiamme la riduzione della luce ha determinato il cosiddetto "effetto notte", abbassando la temperatura di 10 gradi centigradi. I fumi sprigionati dai pozzi sono rimasti per mesi nell'atmosfera fino a 1800 metri d'altezza e le piogge acide li hanno riportati a terra rovinando i raccolti e la vegetazione fino a 2000 Km. dal punto d'origine. Sulla catena dell'Himalaya ha nevicato nero, il che ha portato l'assorbimento del calore del sole al doppio del normale facendo sciogliere le nevi con notevole anticipo sui tempi stagionali e con l'immissione di acque gravemente inquinate nei fiumi. Il Kuwait era un enorme campo minato molto difficile da bonificare, sporco di petrolio, di bombe, di rifiuti e di fuliggine, tanto che in vaste zone la sabbia aveva lo stesso colore dell'asfalto (piccola parentesi su quello che successe).
Ad agosto 2004, l'OPEC ha comunicato che i suoi membri dispongono di poco margine di incremento della produzione, indicando così che il cartello sta perdendo la sua influenza sul prezzo del greggio. Il primo gennaio 2007 è entrata a far parte dell'OPEC l'Angola, proprio nel tentativo di incrementare la produzione, il che però, non ha portato i risultati sperati tantochè il prezzo al barile di gennaio era di 56$ mentre adesso è di circa 97 (e mentre vi parlo è salito sopra i 98$).
Comunque, l'abilità dell'OPEC di innalzare i prezzi ha dei limiti. Un incremento nei prezzi del petrolio fa diminuire i consumi. Falsissimo, in quanto la nostra vita dipende dal petrolio, o meglio la fanno dipendere dal petrolio. Pensate a tutte le varie energie alternative, i biocombustibili, i biocarburanti; siamo veramente noi a non volerle o sono i potenti (vedi le lobbyes petrolifere) a non permettercelo?!?!. La paura dell'Opec però, è che un innalzamente eccessivo dei prezzi, possa incentivare l'utilizzo di fonti alternative di energia o un maggiore risparmio, e questo capite, CREA PAURA per questo il prezzo è così altalenante. Creandosi, queste oscillazioni foderano gli occhi di prosciutto a noi consumatori, che vediamo la benzina un giorno ad 1,321€, poi il giorno dopo ad 1,319 e poi il giorno dopo ad 1,3220 e ancora dopo 1,300. Vi sembrerà un discorso stupido, ma se il consumatore riscontra una diminuzione di prezzo acquista, poi il giorno dopo riaumenta e allora non mette benzina, poi ridiminuisce, e allora tutto contento mette il pieno, ma non si accorge che piano piano in generale il prezzo aumenta!!! Se ne accorge quando apre gli occhi e dice: CAVOLO, 2 mesi fà veniva 10 centesimi meno!!! E' inutile, perchè il giorno dopo, quando vedremo che la benzina è calata di 0,2 centesimi rimetteremo il pieno; questo tira e molla permette ai potenti di puntare e speculare continuamente sul petrolio!
Quello che i lobbysti non capiscono, o meglio capiscono, ma se ne fregano, è che il petrolio stà finendo!!!! L'enorme utilizzo del greggio stesso, viene utilizzato come carburante per motori a combustione interna e, in diverse forme, come combustibile per il riscaldamento domestico, per gli impianti industriali, per la produzione di energia elettrica, e i suoi derivati costituiscono anche buona parte delle materie prime impiegate nell'industria delle materie plastiche e nell'industria chimica in generale, per la produzione di fertilizzanti, materiali da costruzione, fibre tessili, vernici e coloranti, sostanze e additivi alimentari. Oltre all'aumento esponenziale dei prezzi, ma anche alla luce di numerosi altri problemi (inquinamento atmosferico e la provata tossicità di alcuni derivati), che si sono rivelati connessi all’uso del petrolio bisogna trovare una soluzione. E quando arriverà il giorno in cui non riusciremmo più ad estrarre nemmeno una goccia di petrolio?!? Come la mettiamo?
Le soluzioni le abbiamo, basta volerle... Noi le vogliamo?! Noi si, i potenti NO!

Apro e chiudo subito una parentesi: L'AUTO AD IDROGENO, ecologissima, inquinamento pari a 0, sviluppata nel 1961, perfezionata negli anni e risultato?? Il risultato è questo, prezzo di 600.000$, esteticamente orrenda, insomma una macchina che nessuno si comprerebbe mai. Ora chiediamoci, nel mondo sappiamo fare macchine solamente brutte? Ci vuole tanto a fare una macchina bella e piacevole? Riguardo al prezzo, i costi di produzione sono davvero così alti da fissare il prezzo di vendita a 600.000$?!?! SMETTETE DI PRENDERCI PER LA POPPA DEL NOSTRO CORPO!!! Questa è la classica dimostrazione di quanto il petrolio è indispensabile perché fa comodo a troppi che sia indispensabile, e soprattutto fa comodo ai loro portafogli!

Ma pensate che l'idrogeno sia la soluzione voluta?! Ovvio che no!
La soluzione più gettonata da coloro che stanno ai "piani alti" del nostro Paese, è quella del nucleare...MA COME IL NUCLEARE?!?! L'onorevole Pier Ferdinando Casini, convinto sostenitore della necessità di tornare a puntare sull'energia nucleare, è deciso a far fare un salto di qualità al dibattito sull'atomo, depositando un documento alla Camera. "Presenteremo una mozione in Parlamento per ripercorrere la via del nucleare", ha detto il leader dell'Udc intervenendo a Sky Tg24. "Stiamo perdendo terreno in Europa e nel mondo. Paghiamo i costi di energia più alti rispetto a tutti i nostri vicini di casa. Siamo usciti irresponsabilmente dal nucleare per un referendum che fu convocato sotto l'onda emotiva di Chernobyl (che come tutti sapete ha portato solo 2 o 3 morti, che volete che sia Chernobyl, non è stata una catastrofe, Berlusconi che perde lo 0,02% dei consensi, quella sì che è una catastrofe!!). Occorre, reimpostare seriamente il tema della ricerca sul nucleare, un nucleare sicuro, che non inquini, che rappresenti una fonte di energia pulita". Il nostro, ha denunciato ancora l'ex presidente di Montecitorio, è il paese dei no. "No al nucleare, no ai rigassificatori, no a centrali di smaltimento dei rifiuti, no a tutto quello che colma un ritardo strutturale della modernizzazione dell'Italia.Il mio è un grido di allarme che deve tradursi in proposta politica. Il nucleare non è la bandiera della destra o della sinistra, è una scelta obbligata per un paese che si vuole modernizzare". Aperture alla possibilità di riprendere la ricerca sull'atomo sono arrivate nelle settimane scorse sia dal presidente del Consiglio Prodi sia dal ministro dello Sviluppo economico Bersani. Si parla di ricerca (badate bene), mentre la possibilità di riprendere la produzione di energia incontra nell'attuale maggioranza un forte scetticismo. Sono molte infatti le difficoltà che si presenterebbero con il ritorno dell'atomo nel mix energetico italiano. I costi del nucleare sono altissimi e gli investimenti in tutto il mondo languono, mentre nessun paese è ancora riuscito a risolvere in maniera convincente il problema dello smaltimento delle scorie radioattive. Cosa da poco conto no?!? Dopo il problema dello smaltimento dei rifiuti di Napoli, mettiamoci anche lo smaltimento delle scorie radioattive, li nascondiamo sotto la nebbia in Val Padana? Sotto la neve in Trentino? O li affondiamo nel mare della Sardegna?!? Casini illuminaci!!!
Per quanto riguarda l'Italia la ricerca è poi ferma da anni e la questione della sicurezza, vista l'alta sismicità del territorio, è ancora più delicata. Infine bisogna ricordare che anche partendo domani i primi risultati si potrebbero vedere nel giro di almeno venti anni, mentre l'emergenza del cambiamento climatico e gli obblighi del Protocollo di Kyoto richiedono interventi molti più rapidi.

Quindi evitiamo di parlare di nucleare, considerando tutti i lati negativi che porta... li rielenco casomai non fosse chiaro: costi elevatissimi di produzione, smaltimento delle scorie radioattive, problemi legati alla sicurezza, risultati nel lungo periodo e non sufficienti a rispettare il Protocollo di Kyoto. Tutto questo in cambio di cosa? di un mondo più pulito (per modo di dire) tra 20 anni, energia a basso costo tra 20 anni? Eliminare i costi di importazione dell'energia dagli altri paesi? Parliamo di 20 anni, non 20 giorni!! Quello che Casini e molti altri sostenitori del nucleare non capiscono, è che, stante la criticità della stiuazione, l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è:
_Un progetto che si e no inizierà a funzionare in senso tencio fra 20 anni

_Un ulteriore fointe di inquinamento e per giunta quasi impossibile da smaltire propriamente.Un veleno che non è tale per l aria, ma lo è per la terra, per le falde acquifere e, ancora una volta, per la nostra salute

_Un ennesimo sistema di energia basato su fonti esauribili: Se il nucleare si sostituisse in toto al petrolio, saremmo punto e d' accapo in meno di 50 anni!!



Forse è il caso di iniziare ad essere un po' più lungimiranti e smetterla una volta per tutte di voler risolvere problemi nuovi con sistemi vecchi decrepiti.
Quantomeno, dovremmo cercare di ragionare senza le mani nelle tasche.


Coming Soon -> Analisi sulle alternative possibili e Fonti Rinnovabili

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